Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’aggravante mafiosa nei confronti di Elisabetta Lo Iacono, 49 anni, commercialista molto nota a Siracusa, arrestata nel dicembre scorso, nella maxi operazione della Procura distrettuale di Catanzaro, denominata Rinascita Scott, insieme ad altre 259 persone su presunti intrecci tra ‘ndrangheta, massoneria e politica.

La professionista siracusana, che poco dopo la notifica del provvedimento cautelare era stata accompagnata nel carcere di piazza Lanza di Catania, è accusata dalla Dda calabrese, diretta da Nicola Gratteri, di trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio aggravati per i reati connessi ad attività mafiose ma l’istanza al Riesame del tribunale di Catanzaro, dove si è svolta l’udienza, ha troncato questa aggravante per l’indagata, difesa dall’avvocato Antonio Lo Iacono. “Viene solo contestato il riciclaggio e l’aver eluso una misura di prevenzione in favore di un indagato” spiega la difesa. E’ stata scarcerata ed ora si trova ai domiciliari.

L’inchiesta ha definito il potere del clan Mancuso di Limbadi, che esercita la sua egemonia in ogni settore nel Vibonese, con collegamenti nel Nord Italia e legami consolidati con Cosa nostra. Il tutto, grazie agli aiuti di  colletti bianchi in grado di procurarle informazioni e affari.

Nell’inchiesta della Procura distrettuale spiccano nomi importanti come quello di Giancarlo Pittelli, avvocato molto noto anche in ragione dei suoi mandati parlamentari come deputato e senatore di Forza Italia e del Pdl. Ma anche quelli diGianluca Callipo, giovane sindaco di Pizzo Calabro e Luigi Incarnato, ex assessore regionale e ora commissario liquidatore della società Sorical che gestisce le risorse idriche calabresi; di Nicola Adamo, ex vicepresidente della Giunta regionale ed esponente del Pd; di Pietro Giamborino, con un passato da assessore provinciale e consigliere regionale sotto le insegne di Margherita e Pd; di un consigliere comunale e di un ex assessore di Vibo Valentia.

Centrale la figura di Pittelli, uomo che, secondo gli investigatori, sfruttava la sua appartenenza alla massoneria, oltre che i suoi legami politici e professionali, per favorire gli interessi del clan Mancuso. Pittelli, soprattutto, sarebbe stato l’uomo capace di apprendere notizie riservatissime da uomini inseriti negli apparati dello stato. Sarebbe il caso del colonnello dei Carabinieri Giorgio Naselli, dal quale l’ex parlamentare avrebbe avuto “soffiate” su indagini in corso.

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