• Scontro tra accusa e difesa sul processo l’omicidio di Greco a Lentini
  • Al centro della lite le immagini sul delitto
  • Per la difesa mancano due minuti che sono importanti per la ricostruzione del delitto

E’ scontro tra accusa e difesa nel processo che si sta celebrando al Tribunale di Siracusa sull’omicidio di  Sebastiano Greco, ammazzato a colpi d’arma da fuoco il 10 ottobre dello scorso anno a Lentini, per cui sono sotto processo Antonino Milone, 37 anni, Antony Shasa Bosco, 29 anni.

Secondo la tesi della Procura, l’assassinio sarebbe da ricondurre a contrasti legati alla droga, come ammesso da Milone in un un interrogatorio in cui avrebbe detto di essersi sentito minacciato.

Le immagini

Nell’ultima udienza, il pm  ha prodotto la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza della zona in cui si è consumato il delitto, chiamando a testimoniare un carabiniere che ha partecipato alle indagini. In quella scansione si scorgerebbe Milone puntere l’arma contro la vittima per poi sparare.

“Mancano almeno due minuti”

Secondo la difesa degli imputati, rappresentata dagli avvocati Junio Celesti e Rosario Frigillito, in quella ricostruzione mancano almeno due minuti.

“Nella riproduzione portata in aula dall’accusa – spiega l’avvocato Junio Celesti –  si vede Milone puntare l’arma contro Greco per poi desistere ed andare via. Non meno di 2 minuti dopo, ritorna in quel luogo e spara. Solo che manca, in questo filmato, un arco temporale importante, quello che intercorre tra il momento in cui Milone si allontana e l’altro in cui preme il grilletto. E’ insolito che uno ritorna dopo essersi allontanato”.  Per la difesa, ci sono i fotogrammi di quella porzione di tempo mancante, in sostanza l’accusa avrebbe prodotto in aula una sintesi delle immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza.

Il sospetto della difesa

Secondo la tesi della difesa, poco dopo l’allontanamento di Milone, che era accompagnato da Bosco, ci sarebbe stato uno scontro, presumibilmente verbale tra lo stesso presunto assassino e la vittima. “Un diverbio che ha condizionato il successivo gesto di Milone” spiega l’avvocato Junio Celesti.

L’armiere dei due già condannato

Il mese scorso, il gup del Tribunale di Siracusa ha condannato a 4 anni ed 8 mesi di reclusione Alfio Caramella, 48 anni, lentinese, accusato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco. L’uomo era stato arrestato dai carabinieri nel dicembre scorso in quanto accusato di essere l’armiere di  Antonino Milone, Antony Shasa Bosco.

Mentre Caramella ha potuto essere giudicato con il rito abbreviato così non è stato per Milone e Bosco, come disposto dal  gup del Tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, nonostante la richiesta dei difensori, gli avvocati Junio Celesti, Rosario Frigillito e Giuseppe Di Mari. Fino ad un anno, era possibile per tutti essere processati con il rito abbreviato, che, oltre ad accorciare i tempi, consentiva all’imputato, in caso di condanna, di ottenere uno sconto di pena pari ad un terzo.

 

 

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