- E’ stato ucciso con una sola coltellata il migrante di 30 anni
- L’esito dell’ispezione cadaverica del medico legale
- La polizia sulle tracce dell’assassino
E’ stata una sola coltellata, inflitta al torace, in prossimità del cuore, ad uccidere il nigeriano di 30 anni, deceduto due giorni fa al culmine di una lite scoppiata nella zona di via Re Ierone II, nel cuore di Siracusa, alle spalle del Santuario della Madonna delle Lacrime.
Ucciso con una sola coltellata
E’ quanto emerge nell’ispezione cadaverica eseguita dal medico legale nelle ore successive al decesso ma i magistrati della Procura di Siracusa, che coordinano l’inchiesta per omicidio, hanno disposto l’autopsia che si terrà nella giornata di lunedì.
La polizia sulle tracce dell’assassino
Frattanto, gli agenti della Squadra mobile, a capo delle indagini, sono sulle tracce dell’assassino, che dovrebbe essere uno straniero, presumibilmente un connazionale della vittima: l’aggressore, poco dopo la coltellata, è scappato, è probabile che qualcuno gli abbia fornito riparo, non si esclude che possa essersene andato da Siracusa ma la sua cattura non sarebbe lontana, del resto la latitanza è dispendiosa sotto tanti punti di vista.
Le ragioni dell’aggressione
Gli inquirenti starebbero mettendo pressione i familiari e gli amici dell’autore del delitto, nel tentativo di convincerlo a gettare la spugna ed a consegnarsi. Gli agenti della Squadra mobile, al comando del dirigente Gabriele Presti, nell’analizzare il delitto e le sue modalità, tenderebbero a non prendere in considerazione la tesi di un regolamento di conti tra gang. La tesi prevalente, almeno per il momento, è che i due abbiano avuto una lite dai toni piuttosto accesi ,culminata con l’accoltellamento.
Gli ultimi istanti di vita
Il trentenne, rimasto ferito, avrebbe percorso alcuni metri a piedi, forse per cercare aiuto, fino a quando si è accasciato, quasi agonizzante. Sono stati i passanti a prestare le prime cure al ferito ma sembrava abbastanza chiaro che per il nigeriano non c’era molto da fare: sono arrivati nell’arco di qualche minuto i medici del 118 che hanno provato a rianimare l’uomo ma le ferite erano troppo gravi, i fendenti inflitti dall’aggressore hanno toccato organi vitali, per cui la sorte del nigeriano era segnata.
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