Si arricchisce di nuovi particolari l’omicidio di Angelo De Simone, il 27enne siracusano trovato morto nella sua abitazione nel novembre del 2016. Le dichiarazioni rilasciate nell’udienza di ieri da Luca Costanzo, neo collaboratore di giustizia ed ex reggente della cosca Borgata, legata al clan Santa Panagia, hanno allargato la platea di persone che avrebbero preso parte al delitto.

“Sono stati Capodieci, Di Falco e De Benedictis”

Sotto processo c’è Giancarlo De Benedictis che, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe ucciso la vittima facendo passare la morte per un suicidio, servendosi dell’aiuto di Luigi Cavarra, deceduto per cause naturali negli anni scorsi. Costanzo, però, ha fornito un’altra versione, cioè che al delitto avrebbero perso parte altre persone, tra cui Francesco Cesco Capodieci, collaboratore di giustizia, ed ex boss del gruppo Bronx, lo stesso De Benedictis, e Riccardo Di Falco, anche loro esponenti della stessa consorteria criminale.

Le rivelazioni di Costanzo

Nella sua deposizione, Costanzo ha spiegato che a svelargli tutto quanto sarebbe stato Danilo Greco, indicato dai magistrati della Dda di Catania come un sodale della cosca Borgata. Il collaboratore ha raccontato che, sulla scorta di quelle rivelazioni, De Simone, dopo essere stato immobilizzato, sarebbe stato appeso ad una corda.

Ma nella sua testimonianza, Costanzo ha tirato in ballo altre persone che gli avrebbero parlato del delitto, tra cui Salvatore Barresi, ritenuto dai magistrati come un esponente di spicco del clan Santa Panagia, e Gianclaudio Assenza, arrestato  di recente nell’ambito dell’inchiesta sulla Borgata.

La tresca amorosa

In merito al movente, Costanzo ha spiegato che il delitto sarebbe riconducibile ad una relazione di De Simone con una donna sentimentalmente legata a De Benedictis. L’udienza è stata aggiornata al luglio, quando saranno chiamati a testimoniare Salvatore Barresi, Danilo Greco e Gianclaudio Assenza per verificare se quanto sostenuto da Costanzo corrisponda al vero.

Uno scenario nuovo che chiama in causa i vertici del gruppo Bronx mentre Capodieci, in una udienza, aveva sostanzialmente detto di non avere mai avuto notizie certe del coinvolgimento dell’unico imputato del processo. E’ parte civile la madre della vittima, Patrizia Ninelli, difesa dall’avvocato David Buscemi, l’unica che, fin dall’inizio, non ha mai creduto alla tesi del suicidio, inizialmente sposata dalla Procura.