Ha raccontato di avere sentito i due presunti assassini di Angelo De Simone confessare il loro delitto. Graziano Urso, ex componente del clan Tonnara di Siracusa ed ora collaboratore di giustizia, nel corso della sua testimonianza in aula, al processo per l’omicidio del 27enne siracusano, ha addossato le responsabilità a Giancarlo De Benedictis, unico imputato nel procedimento giudiziario perché l’altro presunto responsabile, Luigi Cavarra, è deceduto.

La testimonianza del pentito

Nella sua deposizione, Urso ha svelato che, negli istanti successivi alla spedizione punitiva, si sarebbe trovato non molto distante dalla casa della vittima, dove venne poi trovata senza vita, ed avrebbe sentito Cavarra e De Benedictis dire: “u ‘mazzammu”.

La finta impiccagione

Entrambi, nella prospettazione del pubblica accusa, avrebbero simulato l’impiccagione del 27enne, a cui, però, in un primo momento gli inquirenti diedero credito, al punto che furono presentate due richieste di archiviazione ma la tenacia della madre del ragazzo, Patrizia Ninelli, assistita dall’avvocato David Buscemi, ha avuto la meglio, al punto da convincere la Procura a disporre la riesumazione del cadavere e dall’autopsia sarebbero emerse delle lesioni riconducibili ad un’aggressione fisica.

La testimonianza della madre

Al processo ha già testimoniato la madre di De Simone. “I piedi di mio figlio erano poggiati per terra quando l’ho visto” aveva detto la donna al palazzo di giustizia di Siracusa per ribadire come fosse inverosimile un’impiccagione. In merito al movente, ci sarebbero due ragioni per cui, secondo i magistrati, l’imputato avrebbe deciso di spezzare la vita al 27enne.

La tresca amorosa

Una di queste è una presunta tresca tra la vittima e quella che, a quel tempo, era la compagna di De Benedictis, la quale, precedentemente, aveva avuto una relazione con De Simone.

L’appuntamento

Ci sarebbe stato un incontro chiarificatore in una area di servizio tra il ragazzo e l’imputato sotto gli occhi di Francesco Capodieci, ex boss del Bronx, ora collaboratore di giustizia, come testimoniato in aula da un fratello della vittima. Nel corso di quell’appuntamento, De Simone avrebbe fatto una battuta: “ora ci dividiamo anche le donne“.

La questione della droga

Un altro possibile movente sarebbe legato ai traffici di droga: De Benedictis è indicato dai carabinieri, autori di alcune inchieste, come un esponente del gruppo del Bronx, specializzato nello spaccio, ed ha rimediato una condanna in secondo grado a 19 anni di reclusione

 

 

 

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