“Pippo Scarso non è deceduto a causa delle ustioni ma per una crisi epilettica”. Lo afferma l’avvocato Gianpiero Nassi, difensore di Andrea Tranchina, il 23enne siracusano, condannato in Appello a 17 anni di reclusione per l’omicidio di Pippo Scarso, il pensionato di 80 anni, deceduto nel dicembre del 2016 al Cannizzaro di Catania. Secondo la tesi della Procura di Siracusa, l’imputato ed il suo amico, Marco Gennaro, 23 anni,  già condannato in Appello a 16 anni, entrarono nella casa dell’anziano in via Grottasanta nella notte tra il primo ed il 2 di ottobre del 2016: a quel punto, Tranchina cosparse di liquido infiammabile il cuscino su cui poggiava la testa della vittima prima di innescare il fuoco. “Non c’è stata alcuna aggressione – spiega a BlogSicilia l’avvocato Gianpiero Nassi – , in quanto non risultano segni di pestaggio ai danni dell’anziano ma in merito alle cause del decesso è da escludere che possano essere ricondotte a delle ustioni, anche perché, prima della sua morte, erano molto lievi. L’insufficienza respiratoria, per cui è deceduto, è da collegare ad una crisi epilettica: l’anziano prendeva dei farmaci ogni giorno, e come recita la letteratura medica queste crisi sono origine e causa delle insufficienze respiratorie acute”.

Questa ricostruzione sarà il pilatro del ricorso in Cassazione. “Lo faremo – spiega a BlogSicilia l’avvocato Gianpiero Nassi – dopo aver letto le motivazioni della sentenza formulata dai giudici della Corte di Appello di Catania che saranno  depositate entro il mese di dicembre. Va detto che a Tranchina, così come a Gennaro, è stato contestato il reato di omicidio volontario ma noi riteniamo che il processo ha evidenziato un profilo di colpa cosciente, per cui il titolo del reato deve essere ricondotto ad omicidio preterintenzionale”.

Nel giudizio in primo grado, Tranchina venne condannato a 20 anni di reclusione mentre Gennaro, difeso dall’avvocato Aldo Ganci, scegliendo il rito abbreviato, rimediò, in primo grado, una pena dal gup del tribunale di Siracusa pari a 10 anni di carcere. Tranchina, dal giorno del suo arresto, avvenuto nel dicembre del 2016, è in carcere, in una cella del carcere di Cavadonna mentre il suo amico è ai domiciliari.