Gli agenti di polizia hanno arrestato e condotto in carcere due fratelli, entrambi di Pachino, Simone ed Andrea Vizzini, con precedenti penali, condannati in via definitiva per l’intimidazione ai danni di un curatore fallimentare,  Adriana Quattropani, avvenuta il 29 dicembre del 2017. In quell’occasione, un ordigno fu fatto esplodere sotto l’auto dell’avvocato siracusano: al centro della vicenda, la gestione di un distributore di benzina finito in una procedura fallimentare che la famiglia dei fratelli Vizzini avrebbe voluto avere per se.

Il Tribunale ha inflitto 3 anni, 4 mesi e 22 giorni di reclusione per Andrea Vizzini ed un anno e 6 mesi per Simone Vizzini  “per i reati di minaccia e violenza ad un pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, detenzione e porto illegale di un ordigno esplosivo, tutti aggravati dalle modalità mafiose e dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa denominata Clan Giuliano attiva nel territorio di Pachino e Portopalo di Capo Passero” fanno sapere dalla polizia.

Per l’accusa, la famiglia, senza ormai quell’attività, avrebbe voluto dare una lezione alla professionista. Una circostanza che è stata esclusa dai Vizzini, per cui non ci sarebbe stata alcuna ragione di compiere un avvertimento, del resto quel distributore, secondo quanto ricostruito dalla difesa, era ormai stato restituito. Prima dell’ordigno contro l’auto del curatore, Giuseppe Vizzini, detto Peppe Marcuotto, padre nella ricostruzione degli agenti del commissariato di Pachino, avrebbe affrontato la curatrice, ricordandole che proprio in quel posto era stato ucciso  Serafino Corvo, fratello della moglie, ammazzato a colpi d’arma da fuoco. Nella stessa inchiesta del commissariato di polizia di Pachino sarebbe emerso un piano, ordito dal boss di Pachino, Salvatore Giuliano, da lui però smentito, per freddare Paolo Borrometi: un aspetto, però, che non è entrato in questo processo contro la famiglia Vizzini. Una svolta alle indagini della polizia di Pachino per l’individuazione dei responsabili dell’intimidazione è arrivata dopo una perquisizione, compiuta il 20 febbraio scorso, che ha consentito di scovare i pantaloni usati da Simone Vizzini durante l’attentato