Tra i grandi assenti dell’estate siracusana, tra le più calde in assoluto, ci sono i vacanzieri ricchi ed i loro yacht. Pochissime quest’anno le grandi barche, ormeggiate alla Marina, in compenso la città, in particolare Ortigia, il cuore pulsante del turismo, è stracolma di persone, quasi tutti pernottanti in strutture meno confortevoli degli stessi yacht o degli alberghi a 5 stelle, tra cui case vacanza, B&B ed altri di fortuna.

Insomma, Siracusa, in questa torrida estate, ha una tipologia di turismo più popolare e conseguentemente meno facoltosa e più disposta al risparmio che al consumo diffuso. Un’analisi sul fenomeno l’abbiamo fatta con un imprenditore, Giovanni Guarneri, chef di origini palermitane, titolare del ristorante don Camillo, e profondo conoscitore delle dinamiche commerciali e turistiche.

Perché i ricchi hanno abbandonato Siracusa?

La mancanza di yacht e del turismo ricco è una naturale conseguenza di una scelta amministrativa ben precisa, risalente agli anni scorsi e che riguarda anche le precedenti giunte della città.

Quale é questa scelta?

Si è preferito puntare sulla movida piuttosto che venire incontro alle esigenze del turismo di elité, tra cui i proprietari degli yacht. Infatti, lo scorso anno dalla settimana di Ferragosto in poi la città era piena di personaggi famosi, i Vip insomma, invece, nell’estate del 2023 poca roba. Non è un caso. Posso ricordare un episodio.

Prego…

Un anno fa, ho avuto nel mio ristorante un cliente molto facoltoso, che, a fine cena, mi ha chiesto di raggiungerlo nel suo yacht per una chiacchierata d’affari. Mi ha detto che la sua intenzione era di rimanere a Siracusa per qualche giorno ma gli è bastato poco per cambiare idea. Non era affatto soddisfatto, per cui ha mollato gli ormeggi cercando posti più confortevoli.

In effetti, vicino alla banchina della Marina c’è molta movida..

Voglio ribadire un concetto: è una questione di scelte. Se i locali sono lì, evidentemente sono stati autorizzati, così come tutti gli altri. Del resto, se hanno dato il via libera all’apertura di tantissimi pubblici esercizi bisogna mettere nel conto che, ogni giorno, ogni proprietario ha bisogno di rifornirsi di merce. Questo vuol dire, fare transitare in Ortigia centinaia di camion e furgoni che paralizzano la mobilità. Per questo affermo che manca programmazione: se si compiono delle scelte vanno prese delle contromisure. Se, invece, si campa alla giornata, allora qualcosa non va.

Insomma, non è un turismo per ricchi?

Non lo è affatto. Basta fare un raffronto con Taormina e vedere, solo per fare un esempio, il numero di negozi con grandi firme, oltre a strutture alberghiere di primissimo livello, a 5 stelle. Eppure, sono certo che Siracusa ha delle potenzialità impressionanti ma al momento abbiamo scelto una altra tipologia di turismo.

Peraltro, recarsi in Ortigia è complicato. Lei che ne pensa?

Assolutamente sì. Ci sono persone che vorrebbero recarsi in Ortigia ma non ci riesce. E’ capitato a dei miei clienti che avevano prenotato un tavolo da 8. Li attendavamo ad un certo orario, poi hanno chiamato sostenendo che erano in coda e che avrebbero ritardato. Alla fine, si sono spazientiti ed hanno deciso di tornare indietro.

Diceva della movida. In che modo il Comune l’ha “agevolato”?

15 anni fa dicevo che il mercato di Ortigia sarebbe morto, come accaduto alla Vucciria di Palermo ma lo affermavo non perché avevo in mano la palla di cristallo ma per le scelte operate dall’amministrazione. Invece di salvare il mestiere di tanti commercianti che ruotavano attorno al mercato, si è preferita una proliferazione incontrollata di locali, che, da un lato hanno ucciso il mercato di Ortigia, violentandone la sua storia e la sua cultura, dall’altro hanno favorito la movida, con tutte le conseguenze di cui siamo a conoscenza: rumorosità diffusa, violenza, e caos. Ci sono degli esempi virtuosi, come a Firenze, il cui mercato del centro storico è stato conservato e rilanciato.

 

 

 

 

 

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