E’ bufera a Noto dopo il via libera della Regione alla gestione mista, da una parte pubblica e dall’altra privata, dell’ospedale Trigona. Una decisione assunta dal Governo siciliano “per la fortissima carenza di medici e infermieri” spiega il sindaco di Noto,  Corrado Bonfanti, accusato da alcuni comitati, tra cui “il Comitato per la Tutela della Salute della Zona Sud”, di non aver difeso il presidio ospedaliero dal suo depauperamento.

“Chi fa finta di non comprendere il forte valore aggiunto che la convenzione pubblico/privato può apportare allo stabilimento del Trigona, si prende gioco del popolo netino” attacca il sindaco di Noto, che ha partecipato, insieme al sindaco di Avola, Luca Cannata, alla deputata regionale, Rossana Cannata, ed agli esponenti del Comitato, all’audizione della Commissione regionale alla Sanità.

Ad illustrare i termini di questa intesa tra pubblico e privato per la gestione dell’ospedale Trigona di Noto è il consigliere comunale di Noto Pietro La Rosa.

“Il primo e il secondo piano – spiega La Rosa –  saranno riservati ai reparti pubblici, a Noto esclusivamente rappresentati da Geriatria, lungodegenza e riabilitazione. Terzo e quarto piano saranno invece occupati dai privati in convenzione.  Alla domanda “quali reparti porteranno i privati?” Non c’è risposta. Se ne parlerà a conclusione della procedura ad evidenza pubblica che verrà espletata dall’Asp di Siracusa. Ciò che è specificato è soltanto che il Trigona ospiterà 20 posti letto di Rsa. Si conferma inoltre, come da  rifunzionalizzazione, che il reparto di Pediatria rimarrà ad Avola, così come destinato al nosocomio avolese è il reparto di Ginecologia e Ostetricia comprensivo di punto nascita. Sempre ad Avola andrà l’Ortopedia”.

Ma nell’immediato, il Comitato denuncia i gravi disagi  per i residenti della zona sud di Siracusa. “L’ospedale Avola-Noto continua – spiegano i vertici del Comitato – ad avere un numero di posti letto assai inferiore rispetto a quanto stabilito dalla legge nazionale per il numero di abitanti. Insufficienza che costringe i pazienti, dopo lunghissime attese al pronto soccorso di Avola, a cercare fortuna negli ospedali di altre province. Un disagio enorme, uno sconforto, per chi ha bisogno di cure che non trova vicino casa”

 

 

 

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