E’ la terra dei paradossi la Sicilia dove può capitare che un Comune, capace di raggiungere l’80% di raccolta differenziata, sia costretto a pagare costi esorbitanti, al pari di altri enti per nulla virtuosi. Lo denuncia il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, intervenuto nella trasmissione Talk Sicilia per parlare della gestione dei rifiuti nell’isola, il cui Governo ha previsto la realizzazione di due termovalorizzatori.

Le spese dei Comuni per i rifiuti all’estero

Perché entrino a regime ci vorrà tempo ma i Comuni sono alle prese con problemi finanziari enormi e tra i motivi ci sono i costi per i trasferimenti all’estero dei rifiuti, tenuto conto che la discarica di Lentini, la più vasta del Mezzogiorno, è satura, per cui quell’extra costo pende sulle spalle delle amministrazioni comunali. E così, dai dati forniti dall’Anci Sicilia,  il prezzo medio è di 380 euro a tonnellata, tra volte superiore alla media nazionale.

La Regione ha messo a disposizione delle risorse ma solo per il 2022 e per il 2023 come sottolinea Amenta, solo che “per i prossimi non ci saranno contributi da parte della Regione. Stiamo provando a far capire che gli extra costi si scaricheranno sui piani economici e finanziari dei Comuni e sulla tariffa che pagheranno cittadini”.

Aumenta l’Iva, i costi sulle spalle dei cittadini

Il presidente dell’Anci Sicilia, che guida il piccolo comune di Canicattini Bagni, nel Siracusano, svela il paradosso tutto siciliano, per cui le amministrazioni virtuose, con percentuali notevoli di raccolta differenziata, saranno costrette lo stesso ad aumentare l’imposta e spiegarlo ai cittadini sarà compito molto arduo.

“Noi, come Anci abbiamo commissionato – dice Amenta – un studio secondo cui il costo della gestione dei rifiuti in Sicilia è tre volte rispetto alle altre Regioni. Va bene il piano regionale, vanno bene i termovalorizzatori ma si prevedono ancora cinque sei anni di sovrattassa sui rifiuti e per non farci mancare nulla, proprio quest’anno è stata aumentata l’Iva sul conferimento in discarica che passa dal 10% al 22%”.

Non serve essere virtuosi con la differenziata

“Non è pensabile che un sindaco debba spiegare ai propri cittadini di avere una raccolta differenziata ottimale, magari pari all’80% e poi  annunciare l’aumento della tariffa. Questa contraddizione di fondo che noi abbiamo chiamata l’anomalia della gestione dei rifiuti in Sicilia e non c’è bisogno di un approfondimento per chiarire la questione” dice Amenta.

I danni causati da Palermo e Catania

Ma se le discariche, come quella di Lentini, sono sature ed è necessario trasferire i rifiuti altrove, facendo pagare i costi ai contribuenti, vuol dire che la raccolta differenziata non è certamente ottimale.

“E’ corretto ma fornisco un dato: dalle indicazioni che abbiamo avuto – dice Amenta –  su 391 comuni,  303i hanno superato il 65% della raccolta. Purtroppo, c’è un problema nelle grandi città, Palermo e Catania su tutte. Messina fa passi avanti avendo superato il 50% ma va detto che la media siciliana è del 55%”.

Servono le piattaforme per il riciclo

Una delle note dolenti nel sistema dei rifiuti è la mancanza capillare di impianti per il riciclo dei rifiuti. “Dobbiamo fare in modo che il piano regionale – dice Amenta – investa tantissimo sulla differenziata, per questo è fondamentale, prima dei termovalorizzatori,  costruire le piattaforme di valorizzazione del riciclo dei rifiuti che “sfornano” un prodotto che può essere immesso nel mercato”.

Il caso della Toscana

“Pensate che la regione Toscana, che sfiora il 60% di differenziata con una popolazione di 5 milioni di abitanti, riesce, attraverso il sistema organizzato delle piattaforme e della commercializzazione del rifiuto, a far rientrare nei bilanci dei Comuni 200 milioni di euro e la conseguenza è la riduzione della tariffa”. Per questo motivo, come spiega il presidente dell’Anci, nel piano regionale “dovrebbe essere considerato come prioritaria la costruzione di impianti di prossimità”.