“Nessun terremoto é un atto dovuto di democrazia e di rispetto  finalizzato al rilancio dell’attività del partito di Avola”. Lo afferma a BlogSicilia il segretario del Pd Siracusa, Salvo Adorno, in merito alle dimissioni del segretario del Pd di Avola, Massimiliano Barone, nelle ore successive alla sconfitta elettorale alle amministrative di Avola.

La sconfitta del Pd ad Avola

Il candidato sostenuto dal Pd, Corrado Loreto, che aveva al seguito una coalizione eterogenea, è arrivato al terzo posto, dietro a Rossana Cannata, vincitrice al primo turno, e Antonino Campisi, entrato in Consiglio comunale. Il fronte di Loreto ha ottenuto un posto in Consiglio ma si tratta di un esponente di Idee per la città, una lista civica. Un risultato elettorale sconfortante per il Pd e così il segretario di Avola, in una lettera, ha spiegato i motivi della sua decisione.

La lettera con le dimissioni

“Consci delle proprie responsabilità – si legge nella lettera del Pd di Avola – e dell’evidente insuccesso, la segreteria e il gruppo dirigente del Circolo PD di Avola hanno ritenuto opportuno rassegnare le proprie dimissioni e rimandare all’assemblea degli iscritti la definizione della nuova dirigenza del circolo cittadino, in grado di continuare con nuova incisività le battaglie per le libertà democratiche”.

Dimissioni accolte

Le parole del segretario del Pd Siracusa testimoniano che le dimissioni saranno accolte, oltre che essere ampiamente giustificate. Prosegue, però, la striscia negativa del Pd nelle tornate amministrative, almeno nei Comuni del Siracusano più importanti.

La grana Chinnici

Ed ora è scoppiata la grana Chinnici che ha praticamente diviso il partito. In una lettera, firmata da due esponenti dell’area Dem, Marika Cirone Di Marco e Sofia Amoddio, moglie del segretario del Pd Siracusa, è stata contestata la scelta di puntare alla figlia del magistrato ucciso dalla mafia in un brutale attentato alle Primarie del Centrosinistra per la corsa alla presidenza della Regione.

Nelle ore successive, è stato sottoscritto un documento che va nella direzione opposta, sottoscritto da Salvo Baio e Mario Blancato oltre che da un pezzo importante dell’area Dem, quella di Gaetano Cutrufo.