“Il tavolo tecnico governativo dedicato all’area industriale di Siracusa si farà. La sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde, ha fissato per il 31 maggio alle 15.30 un vertice in remoto per iniziare ad affrontare nel dettaglio i tanti temi che attraversano il polo petrolchimico aretuseo”.
La richiesta del M5S
Così i parlamentari siracusani del MoVimento 5 Stelle Paolo Ficara, Filippo Scerra, Maria Marzana, Pino Pisani ed i deputati regionali Giorgio Pasqua e Stefano Zito. Il Movimento 5 Stelle di Siracusa fa sapere di avere chiesto più volte al Mise l’avvio di un confronto per il futuro del polo energetico siracusano.
Chi parteciperà all’incontro
Parteciperanno al vertice anche l’assessore regionale alle Attività Produttive, Confindustria Sicilia e Siracusa, i rappresentanti delle aziende che operano nel triangolo industriale, i sindaci di Priolo, Melilli ed Augusta ed i sindacati.
“Territorio sia unito”
“Il territorio – dicono all’unisono Ficara, Scerra, Pisani, Marzana, Zito e Pasqua – deve presentarsi unito, mettendo da parte speculazioni a scopo elettorale. Il governo deve quindi percepire la compattezza delle forze locali e l’urgenza di un intervento che possa permettere alla zona industriale di Siracusa di avere anzitutto un futuro produttivo per programmare la successiva e necessaria fase di transizione ecologica”.
La crisi del Petrolchimico
Tra il 2019 ed il 2020, il settore petrolifero, solo nel Petrolchimico di Siracusa, ha subito perdite per oltre 600 milioni di euro, secondo stime di Confindustria. Nel PNRR il Governo nazionale non ha previsti aiuti per le aziende del Petrolchimico ma c’è l’opportunità del Patto per la raffinazione che consentirebbe al settore di poter usufruire di risorse, attraverso l’impiego di una parte delle accise per investimenti legati ad un piano di abbattimento del Co2.
Lo spettro delle sanzioni
Solo che la legge, per essere funzionale, necessita di risorse ma per il momento il Governo sembra non sentire bene. Oltre a questo c’è la spada di Damocle delle sanzioni alle importazioni del petrolio russo, di cui si “nutrono” le raffinerie della Isab-Lukoil che sono a trazione russa.
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