Sulla questione rifiuti, l’amministrazione comunale di Siracusa ha deciso di spingere il piede sull’acceleratore. Sebbene il servizio di raccolta differenziata sia partita da oltre un anno e mezzo, all’appello mancavano due quartieri della zona nord, peraltro tra i più popolosi.

Con una scatto in avanti, la giunta, rimasta ormai senza opposizione dopo lo scioglimento del Consiglio comunale e l’arrivo di un commissario, ha deciso di estendere da oggi il servizio sull’intera città, comprese le zone balneari con l’obiettivo di raggiungere soglie europee in tema di raccolta. Nel mese di ottobre, la percentuale di  differenziata è stata del 35,60 per cento contro il 35,44 di settembre.

Ma resta il problema dei costi sul servizio, gestito per il momento dalla società Tekra, in regime di proroga fino al 31 gennaio del 2020 ed in attesa della gara d’appalto per un importo di 132,5 milioni di euro per 7 anni.

Secondo l’Osservatorio di Cittadinanzattiva, a Siracusa il costo medio sostenuto dalle famiglie è di 442 euro ed è l’ottava bolletta più salata d’Italia, la terza in Sicilia. Catania è il capoluogo più caro (504 euro). Al secondo posto c’è Cagliari (490) e poi Trapani (475). Nella top ten delle città dove si paga la Tari più cara ci sono altre due siciliane: Agrigento (9.a, 425 euro) e Messina (10.a, 419).

Il vero problema dell’amministrazione è il buco nella raccolta delle imposte, infatti, secondo stime del Comune, l’evasione è di circa il 40 per cento. Nella primavera scorsa, l’amministrazione, per provare a tappare la falla, tramite l’ufficio Tributi, aveva paventato un aumento dell’imposta: circa 1,7 milioni di euro da distribuire su 45 mila utenze.

Una proposta bocciata dal Consiglio comunale, che, però, non c’è più.

 

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