Altro che feste di Natale, ad Avola il tema dominante sono le imposte legate al servizio idrico. Una società privata, incaricata dal Comune, ha provveduto a recapitare un numero cospicuo di cartelle agli utenti ma in tanti sostengono di avere già pagato o di aver proceduto alla rateizzazione per mettersi in regola con i pagamenti.

Le proteste

Tantissime le proteste così come le code davanti agli uffici del Comune da parte di contribuenti imbufaliti e nel corso dell’ultimo Consiglio comunale il sindaco, Rossana Cannata, ha sostanzialmente spiegato che chi ha già regolato la sua posizione non dovrà temere nulla.

L’incontro per parlare delle bollette

Ma la città è in subbuglio ed un’associazione, La città che vorrei, ha organizzato un incontro che si terrà venerdì alle 17,45  nel salone Paolo VI in via Linneo. La stessa associazione ha manifestato una linea molto critica nei confronti dell’amministrazione comunale, che, peraltro in Consiglio dispone di una maggioranza bulgara ed ha sollevato più di una perplessità sulla legittimità dell’affidamento alla Sogert, la società privata incaricata della riscossione dei tributi.

L’affidamento contestato

In breve, secondo gli esponenti dell’associazione, il dirigente del settore che ha disposto l’affidamento del servizio all’azienda, non avrebbe tenuto conto della deliberazione del Consiglio comunale.

“Il Consiglio comunale – si legge nella nota dell”associazione – non ha deciso di affidare il servizio di riscossione ad un operatore esterno mediante convenzione, ma più strettamente di “affiancare in via sperimentale al servizio di riscossione coattiva il servizio di riscossione coattiva diretta tramite supporto operativo tecnico ed informatico delle entrate non riscosse. Riscossione coattiva diretta significa che l’Ente vuole procedere direttamente (anche se tramite supporto operativo) e non attraverso un operatore esterno”.

Le conclusioni dell’associazione

Da qui, “ne discende l’illegittimità dell’affidamento di cui alla determinazione dirigenziale” è la conclusione a cui sono giunti gli esponenti dell’associazione La città che vorrei.

La questione degli affidamenti

Nelle contestazioni mosse dall’associazione, c’è un altro aspetto recante un profilo di illegittimità dell’affidamento diretto, visto che quest’ultimo può essere concesso per “servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l’attività di progettazione, di importo inferiore a 140.000 euro”.

Per cui, “nel nostro caso stiamo, quindi, parlando di milioni di euro e non di euro 137.750, valore inferiore alla soglia dei semplici appalti di servizi e non delle concessioni dei medesimi, che sono cosa assolutamente diversa,  disciplinati dagli articoli 176 e seguenti del nuovo codice degli appalti di cui al Dlgs n. 36/2023” scrivono dall’associazione.

 

 

 

Articoli correlati