L’ex giudice non togato del Cga di Palermo, Giuseppe Mineo è stato condannato dai giudici della Corte dei Conti presieduti da Guido Carlino, a risarcire il Consiglio di Stato con 315 mila euro “in quanto nella sua qualità di consigliere laico del Cga, nonostante i ripetuti solleciti, depositava con ritardo superiore ai termini di legge le sentenze che gli venivano affidate”. Secondo i giudici contabili ci sarebbe stato un danno erariale. “Il componente del Cga – si legge nella sentenza – era assolutamente consapevole dell’antigiuridicità della condotta in considerazione della sua preparazione giuridica, anche in ragione del procedimento disciplinare cui era stato sottoposto proprio a causa dei ritardi nella definizione dei procedimenti assegnatigli, esitato in una sanzione disciplinare. Atteso il cospicuo numero delle sentenze depositato in ritardo e l’ingente entità dei ritardi stessi, pare ragionevole anche la quantificazione del danno fatta dalla procura contabile nel 70% della retribuzione corrisposta al componente del Cga”. L’ex giudice era rimasto coinvolto nell’inchiesta per corruzione della Procura di Messina insieme all’ex  senatore Denis Verdini, 67 anni, ad Alessandro Ferraro,, imprenditore siracusano ed agli avvocati siracusani, Giuseppe Calafiore, 39 anni, e Piero Amara, 48 anni, questi ultimi due finiti nello scandalo Sistema Siracusa sulla compravendita di sentenze che ha portato anche all’arresto dell’ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo.

Secondo la ricostruzione dei magistrati della Procura di Messina, Mineo avrebbe speso tutto il suo potere per favorire le imprese sotto il controllo di un gruppo imprenditoriale siracusano. L’obiettivo era di far vincere i ricorsi contro il comune di Siracusa e la Sovrintendenza ed in cambio del suo interessamento nella causa Mineo avrebbe chiesto denaro per le cure di un amico, l’ex presidente della Regione Giuseppe Drago, poi deceduto nel 2016.

La somma, pari a 115 mila euro, sarebbe stata versata da una società riconducibile, secondo i magistrati della Procura di Messina, agli avvocati Amara e Calafiore, su un conto maltese intestato all’imprenditore siracusano  che avrebbe poi girato la somma a Drago.  L’ex senatore Verdini, che sarebbe stato tirato in ballo da Piero Amara durante uno dei suoi interrogatori, si sarebbe rivolto all’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti  affinché Mineo fosse inserito nell’elenco del Consiglio dei Ministri per la nomina dei magistrati del Consiglio di Stato. Secondo quanto svelato dall’accusa, il fondatore di Ala avrebbe incassato una somma di 300 mila euro.