• Rinviate a giudizio 15 persone per un traffico di droga tra Noto e Milano
  • Gli imputati sono esponenti del clan Trigila di Noto
  • A giudizio anche 2 appartenenti alla ‘ndrina di Platì

E’ stato disposto il rinvio a giudizio per 15 persone accusate di un traffico di droga tra la Sicilia e Milano che avrebbe coinvolto il clan Trigila di Noto ed una ‘ndrina calabrese di Platì con base nel capoluogo lombardo.

Gli imputati

Sotto processo sono finiti Antonio Giuseppe Trigila, 70 anni, in carcere da 20 anni ed indicato dai magistrati della Dda di Catania come il capo della cosca che porta il suo nome, la moglie, Nunziatina Bianca, 64 anni, il fratello del presunto boss, Gianfranco Trigila, 47 anni; Michele Angelino, 64 anni; Graziano Buonura, 47 anni; Antonino Campisi, 54 anni; Giuseppe Capozio, 35 anni; Salvatore Collura, 63 anni; Marco Di Pietro, 43 anni; Santo Di Pietro, 55 anni; Sebastiano Di Pietro, 31 anni; Corrado Ferlisi, 41 anni; Giuseppe Zavatteri, 67 anni; ed i calabresi Domenico Sergi, 35 anni; Francesco Sergi, 65 anni. (Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Natale Vaccarisi, Antonino Campisi del Foro di Siracusa e Giovanna Araniti del Foro di Reggio Calabria).

L’inchiesta Ultimo Atto

La vicenda processuale trae origine dall’operazione Ultimo Atto, portata a termine nel 2016 dagli agenti della Squadra mobile di Siracusa e del Commissariato di Avola su un presunto traffico di sostanze stupefacenti, cocaina, marijuana ed hashish, “al fine di agevolare” il clan Trigila, “operante a Noto, Avola e Comuni limitrofi”,  “avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà derivanti dalla loro affiliazione o contiguità al sodalizio”.

I rifornimenti da Milano

Secondo quanto emerso nell’inchiesta dei magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, il clan di Noto, tra il 2010 ed il 2015, si sarebbe rifornito di droga, che poi avrebbe spacciato nelle piazze sotto il suo controllo, da Milano. L’accordo, dall’esito delle indagini, sarebbe stato raggiunto con la cellula milanese della ‘ndrina di Platì.

Le intercettazioni ed il collaboratore di giustizia

Il castello accusatorio degli inquirenti si fonda sulle intercettazioni che, secondo la tesi dell’accusa, avrebbero svelato i rapporti di affari nel campo tra le due cosche e sulle rivelazioni di un collaboratore di giustizia, Corrado Ferlisi.

Arrestati e poi rimessi in libertà

In quell’operazione, gli unici ad essere arrestati furono Nunziatina Bianca e Gianfranco Trigila, ritenuti come i leader del gruppo in assenza del boss detenuto in carcere. In particolare, i magistrati ritengono che la donna abbia fatto da portavoce del marito. I due imputati, dopo la misura cautelare, furono rimessi in libertà.

La difesa

La difesa, nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup di Catania, Daniela Monaco Crea, si era pronunciata per una sentenza di non luogo a procedere “sulla base dell’insussistenza delle prove portate dalla Dda di Catania e della mancanza di riscontri alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia” spiegano gli avvocati Natale Vaccarisi e Antonino Campisi. Il processo avrà inizio il 6 maggio del 2022.

 

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