Tragedia nel carcere di Siracusa, in contrada Cavadonna, dove un detenuto, di nazionalità straniera, si è lanciato dal terzo piano della struttura. E’ accaduto nella tarda serata di ieri e secondo alcune prime informazioni, al vaglio degli inquirenti, l’uomo sarebbe riuscito, in qualche modo, a creare un varco tra le sbarre della sua cella. Non sarebbe stato affatto semplice ma il detenuto era determinato a farla finita, infatti, poco dopo ha fatto un volo di parecchi metri e l’impatto non gli ha dato scampo.
Inutili i tentativi dei soccorritori di provare a tenerlo aggrappato alla vita, il cuore della vittima ha cessato di battere. Sarebbero stati sentiti altri detenuti del penitenziario, quelli, in particolare che avevano contatti frequenti con l’uomo, magari a loro si sarebbe confidato. Nel dicembre scorso, alla Vigilia di Natale, un altro detenuto straniero si era tolto la vita: era un ventiseienne finito in carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In particolare, sarebbe stato al timone di una barca salpata da un porto della Turchia per raggiungere le coste della Sicilia.
E si torna a parlare del sovraffollamento dei penitenziari ma proprio qui, nella casa circondariale di Siracusa, nelle settimane scorse, è scoppiata una rivolta dei detenuti dopo la sospensione dei colloqui decisa dal Governo nazionale in relazione alle misure anti coronavirus.
“La mancanza di organico delle forze di Polizia penitenziaria – dice Sebastiano Bongiovanni, dirigente nazionale del Sinappe, un sindacato di Polizia penitenziaria – legata al sovraffollamento delle carceri contribuisce a scatenare tragedie del genere. Occorre quanto prima un cambio di marcia, d’altra parte, abbiamo denunciato nei giorni scorsi i turni massacranti a cui sono sottoposti gli agenti di Polizia penitenziaria con l’emergenza coronavirus. Inoltre, non ci danno protezioni adeguate”.
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