“Il mio cliente è dipendente dell’Asp ma non è stato lui a pubblicare quel video sui social”. Lo afferma l’avvocato Giuseppe Calvo, difensore dell’autore del filmato che ha fatto il giro dei social per le denunce rivolte ai medici ed alle autorità sanitarie di Siracusa sulle precarie condizioni di sicurezza in cui lavorano gli operatori della sanità, che, per mancanza di protezione adeguate, rischiano di contrarre il coronavirus.
Un video che ha creato molto allarme ed è stato bollato dalla direzione dell’Asp come “volgare fake” ma ora, dopo la denuncia della stessa azienda sanitaria, la vicenda è finita in Procura. “Il mio cliente – dice l’avvocato Giuseppe Calvo – non è stato ancora interrogato dagli inquirenti, non è stato ancora al palazzo di giustizia, abbiamo avuto solo una telefonata dalla Polizia giudiziaria per stabilire quando sarà ascoltato come persona informata sui fatti. Non è indagato, almeno per il momento – precisa il difensore dell’autore del video”.
Come è finito il video sui social?
Secondo la ricostruzione del difensore, quel video era stato pubblicato su una chat privata, sarebbe dovuto rimanere lì insomma, solo che qualcuno avrebbe premuto il tasto “inoltra” e da quel momento il video, come uno tsunami, è finito su migliaia di smartphone e le continue condivisioni hanno permesso di raggiungere persone da ogni parte di Italia, scatenando, naturalmente molto allarme. Peraltro, quel filmato è stato quasi contestuale alla notizia della positività del primario del pronto soccorso e “di altre due medici” come evidenziato dalla Cgil. In effetti, nelle ore successive al video ed alla bufera attorno al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I, è stato convocato un vertice in Prefettura, su richiesta del sindaco di Siracusa, a cui ha partecipato l’assessore alla Sanità, Ruggero Razza. Un incontro che si è poi concluso con la decisione di istituire un Covid team, composto da 3 professionisti, per la gestione dell’emergenza coronavirus all’Umberto I.
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