“Da una settimana ho la febbre, da qualche giorno pure la tosse ma nonostante le richieste di essere sottoposta ad un tampone o alla visita di un medico per controllare i bronchi sono ancora in attesa”. E’ quanto ha svelato una donna, sposata con un figlio, residente a Siracusa, che vive nel limbo, sospesa tra il sospetto di aver contratto il coronavirus ed una brutta influenza.

“La mia temperatura – spiega la donna a BlogSicilia –  oscilla tra i 38 ed i 39 gradi –  e nei primi giorni mi sono rivolta al medico di base. La sua risposta, in merito alla mia richiesta di compiere un test con il tampone, mi ha lasciato di stucco, facendomi capire, senza tanti giri di parole, che era tempo perso. Non mi rivolgerò mai più a questo medico, ma, non perdendomi d’animo, ho inviato due Pec all’Asp per il tampone senza, però, ottenere risposta. Vorrà dire che ne invierò un’altra”.

Alla donna è stato consigliato, nel corso di una telefonata al numero di emergenza, di “rivolgersi al 118”: una richiesta rigettata al mittente dalla paziente. “Ho paura ad uscire – svela la donna – ma soprattutto dopo quanto accaduto al pronto soccorso dell’ospedale di Siracusa (il contagio al Covid-19 di tre medici) non mi fido. Quel che non capisco è perché non dispongono, almeno delle visite domiciliari da parte di medici, in modo da valutare la situazione dei bronchi? Sono davvero esausta: attendo il tampone e non c’è nessuno che al momento può darmi risposte in merito alla mia situazione”.

Ma sulla situazione dei tamponi, resta il problema dei reagenti, la cui penuria sta rallentando al massimo le diagnosi, come del resto ammesso dall’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, e denunciato dai sindaci di Siracusa, Francesco Italia, e di Noto, Corrado Bonfanti. A quanto pare, la stessa Regione, dopo aver sbloccato il nodo dei reagenti, ha assicurato di voler coinvolgere altri laboratori privati (al momento ce ne è uno ad Avola) nell’esame dei tamponi.

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