Il gip del Tribunale di Siracusa, Andrea Migneco, ha rigettato il patteggiamento nei confronti di una donna siracusana, pari a 2 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione, accusata di omicidio stradale.
Il tragico incidente
Una pena ritenuta non congrua dal giudice per l’imputata che, nella serata del 17 gennaio dello scorso anno, al volante della sua auto travolse in via Luigi Monti, nel rione residenziale della Pizzuta, una giovane di 17 anni, Maddalena Galeano, che era in sella ad uno scooter, deceduta il giorno successivo in un reparto dell’ospedale San Marco di Catania.
La velocità e l’uso del telefonino
Secondo quanto sostenuto dalla difesa della famiglia della ragazza, la donna avrebbe percorso quella strada ad una velocità sostenuta, ben oltre i limiti consentite dalla legge, inoltre, in quel momento, sarebbe stata impegnata in una conversazione al telefono che, evidentemente, l’avrebbe distratta.
La morte di Maddalena
La morte di Maddalena destò molto sgomento in città per le modalità ed anche perché la vittima era molto nota tra i suoi coetanei, pieni di interessi ed innamorata della vita e dello sport. La difesa della conducente della macchina ed il pm, nel corso del procedimento giudiziario, sono arrivati a concordare quella pena, fortemente contestata dagli avvocati della famiglia di Maddalena, che, infatti, si sono opposti come poi ha fatto il gip.
La vicenda di Renzo Formosa
Sulla congruità della pena legata ad un omicidio stradale c’è un altro caso a Siracusa, quello relativo al procedimento per la morte di Renzo Formosa, il 15enne vittima di un incidente stradale avvenuto nell’aprile del 2017 in via Cannizzo, a Siracusa. Il giovane, che era in sella al suo scooter, venne falciato da una macchina, guidata da un altro giovane, Santo Salerno, condannato in primo grado, con l’accusa di omicidio stradale, a 4 anni di reclusione.
La difesa di Salerno presentò ben 4 richieste di patteggiamento tutte respinte, a quel punto ne scaturì un processo. Il pm, Gaetano Bono, ora in servizio alla Procura di Caltanissetta, chiese, al termine della requisitoria, 7 anni e 6 mesi di reclusione ma avendo i legali dell’imputato optato per il rito abbreviato, che impone uno sconto di pena, la richiesta scese a 5 anni mentre la famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Gianluca Caruso, si era espressa per il massimo consentito dalla legge. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Appello.
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