E’ stato arrestato e condotto in carcere Concetto Scrofani, 30 anni, lentinese, disoccupato, con precedenti penali, per effetto di un aggravamento della misura cautelare. L’uomo, nel maggio scorso, sarebbe stato intercettato in sella al proprio scooter mentre si sarebbe dovuto trovare nella sua abitazione e quando i carabinieri hanno provato a fermarlo sarebbe scappato. Una vicenda per cui il trentenne è stato arrestato ma dopo l’udienza in tribunale l’uomo, difeso dagli avvocati Puccio Forestiere e Fabiola Fuccio, è stato rimesso in libertà.
” Scrofani, insofferente alle predette – dicono i carabinieri di Siracusa – restrizioni della libertà personale, in questi mesi le ha reiteratamente violate, rendendosi addirittura irreperibile, tanto che i carabinieri di Lentini, dopo aver comunicato le violazioni all’autorità giudiziaria aretusea, ieri lo hanno arrestato in esecuzione dell’aggravamento della misura cautelare emessa dalla Sezione penale del tribunale di Siracusa, associandolo alla Casa di reclusione di Augusta – Brucoli”. Scrofani è rimasto coinvolto negli anni scorsi nell’operazione antimafia denominata Uragano culminata con l’arresto di 17 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere, estorsioni, rapine e furti. E di recente i giudici del tribunale di Siracusa, in merito a questa vicenda, hanno condannato 16 persone assolvendone due. Tra i condannati anche Scrofani che ha rimediato 8 anni e 2 mesi. Le indagini furono avviate dagli agenti del commissariato nel gennaio del 2016 dopo una catena di episodi violenti accaduti nel Comune del Siracusano, che avevano destato un molto allarme sociale tanto da indurre le forze dell’ordine a predisporre il rafforzamento dei servizi di contrasto. Si erano verificati estorsioni, furti e rapine, quest’ultime, in particolare, ai danni di persone anziane. Secondo la tesi degli inquirenti, alcuni degli imputati si sarebbero introdotti nelle case dei pensionati fingendosi tecnici del gas ed in qualche occasione le vittime sarebbero state prese a botte. Un altro gruppo avrebbe pensato alle estorsioni con il metodo del cavallino di ritorno, prima compiendo un furto per poi chiedere soldi alla vittima per la restituzione della refurtiva. La terza cellula, invece, avrebbe avuto il compito di intimidire le vittime, tra cui imprenditori, compiendo degli incendi alle loro proprietà con finalità di estorsione.
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