Mille persone allo stadio. Così, per dare un segnale ma anche qualche briciola di respiro alle società. C’è, però, chi vorrebbe già da subito più gente ad assistere a una partita di calcio (e non solo).

Intervenuto sull’argomento, Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha affermato: «A chi preme per riaprire gli stadi vorrei ricordare le conseguenze drammatiche che ha avuto Atalanta-Valencia del 19 febbraio scorso. In questo momento abbiamo altre priorità, pensare di riempire gli spalti sarebbe una follia».

Secondo Miozzo, «aprire con più di mille spettatori è in questo particolare momento impensabile, il mondo del calcio è troppo importante per il nostro Paese, in previsione di una graduale apertura sarà necessario verificare gli effetti che questi eventi possono causare sulla curva e su quel maledetto indice di trasmissione Rt che a noi preme mantenere sotto controllo. È importante seguire le esperienze degli altri Stati dell’Ue».

Poi, per Massimo Galli, interpellato sull’argomento dall’Ansa, riaprire gli stadi con 1000 spettatori «è un atto simbolico che cambia poco le cose, non ha un grosso impatto, se le persone stanno distanziate e si rispettano le misure di sicurezza. Il problema è il messaggio che si trasmette con questa decisione», ovvero che la situazione in Italia stia migliorando.

Infine, per Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, i 1.000 spettatori ammessi in alcuni stadi della Serie A «sono un segnale importante» anche se sono ancora «pochi». «Sono dell’avviso – ha aggiunto a Radio anch’io Sport (Rai Radio 1)- che la gradualità debba essere proporzionale, il rispetto del distanziamento sociale darebbe l’esatta sensazione dell’occupazione dello spazio negli stadi. Il Paese sente l’esigenza di tornare alla normalità, in tutti i settori, senza perdere di vista le regole di sicurezza. Ha bisogno di vivere emozioni e passioni. Mille spettatori sono davvero pochi ma danno comunque un segnale importante, che deve essere esteso alla Serie B, alla C ed ai dilettanti».

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