Il deludente pareggio per 2-2 col Brescia ha chiuso la stagione del Palermo al ritorno in serie B. La summa di tutta una annata sportiva in 90 minuti perché due gol alle Rondinelle non fanno primavera. Potenziale inespresso, incapacità di gestire il risultato. Poco mordente in generale.

Salvezza oggettivamente raggiunta in modo tutto sommato agevole, quasi agiato, e questo va riconosciuto ma appena si è alzata la famosa asticella i rosanero hanno sistematicamente fallito. E Palermo è una piazza esigente che ha fame.

Altra rapida riflessione: in una competizione sportiva si ha il dovere di non accontentarsi e di andare sempre avanti.

Tuttavia, da quando Eugenio Corini ha parlato di play off, durante il ritiro di Girona nell’ultima pausa stagionale, la squadra ha vinto una sola volta nelle ultime otto partite rischiando nonostante tutto – ma più per demerito altrui che per effettivi meriti propri – di qualificarsi ai play off.

Di fatto è stato tra le prime otto fino al 94’. Minuto quest’ultimo in cui Canotto ha segnato il gol vittoria della Reggina sull’Ascoli.

Ci saranno altre sedi e modi per analizzare una stagione chiusa con una cocente delusione. Intanto è tempo di pagelle perché il Palermo ormai ha concluso il suo cammino.

Portieri

Mirko Pigliacelli, nuovo portiere del Palermo

Mirko Pigliacelli, 6.5. Sicuramente la sua migliore stagione in Italia. L’ex portiere della Universitatea Craiova è tornato nel campionato italiano dopo le esperienze poco fortunate di Reggina, Pro Vercelli, Trapani culminate con la retrocessione e Pescara con la salvezza, e dopo un avvio incerto riesce pian piano a dare fiducia ad un reparto che per tutto l’anno ha traballato. Ha mantenuto la sua porta inviolata in 10 occasioni. Senza i clamorosi errori con Sudtirol ed a Venezia, e senza quella brutta respinta centrale sul tiro di Vasquez dal quale è nato il 2-1 del Parma, il voto sarebbe stato ancora più alto. Le sue parate col Genoa, a Modena e con la Ternana sono l’apice di una stagione positiva per il numero 22 rosanero.

Giovanni Grotta e Samuele Massolo senza voto. Uniamo la pagella dei due portieri che in questa stagione non sono scesi in campo. Un peccato non aver abbiano avuto possibilità né a Samuele Massolo, eroe dei play off della scorsa stagione, e del giovane Giovani Grotta di farsi notare. Rimane un campionato utile per vivere l’atmosfera della cadetteria con l’augurio e la curiosità di vederli protagonisti.

Difensori

Simon Graves, senza voto. Poche presenze per lui. Il difensore danese ha fatto vedere ottime cose nelle primissime apparizioni ma poi noie fisiche lo hanno tenuto fuori dal campo. Cinque presenze per lui, la prima con la Reggina nel match chiuso 2-1 per i rosanero. Gioca pochi minuti ma mostra sangue freddo quando gli Amaranto si gettano in avanti per trovare il pareggio. Con il Frosinone esordisce da titolare e dà certezze alle sensazioni positive avute con la Reggina. Poi col Sudtirol si fa male. Torna titolare col Modena ed esce ancora per noie muscolari col Parma. Troppo poco per un voto.

Marco Sala, 6.5. Gli è mancata la continuità fisica. Troppi infortuni, troppe volte non è stato al meglio. Un vero peccato perché quando è stato presente ha sempre fatto sentire in positivo la sua presenza sulla fascia sinistra. Segna anche un gol col Benevento ed è autore di innumerevoli cross pericolosi per le difese avversarie.

Renzo Orihuela, difensore del Palermo

Renzo Orihuela, S. V. Definirlo oggetto misterioso è un eufemismo. Cosa sia venuto a fare a Palermo rimane un mistero. Lo si vede cinque minuti (o poco più)  in campo nella sfida di Ascoli a fine gennaio quando subentra all’87’ a Valente. Felicità per l’esordio in Europa, documentata puntualmente sull’immancabile storia su Instagram ancor più puntualmente rimbalzata sulla rete come se fosse l’annuncio che tutti stessero aspettando. Poi il nulla. E sentirsi dire che non è pronto per il calcio italiano diventa anche stucchevole. Perché?

Edoardo Masciangelo, S. V. Gioca pochissimo, racimola 4 presenze ma non incide e non si fa notare.

Ivan Marconi, 6. Diventa uno dei pilastri della difesa a tre che Corini ha proposto per la maggior parte della stagione dopo le difficoltà di poter giocare col 4-3-3. Offre prestazioni solide e segna tre reti importanti che portano in dote 7 punti. Con sue marcature vittorie di prestigio su Parma e Bari, entrambe sotto il diluvio. Ma l’uomo della pioggia alterne prestazioni importanti ad altre più opache. Grave, ancor più se si pensi che era capitano, l’espulsione per doppia ammonizione in 5 minuti nella trasferta di Cagliari dove lascia i suoi compagni in 10 e la sua squadra perde 2-1 in inferiorità.

Ionut Nedelcearu, 6.5. Il migliore del pacchetto difensivo. Il difensore centrale romeno spesso e volentieri riesce a fare la voce grossa soprattutto nel gioco aereo. Anche lui ha delle amnesie. Ma diventa una pedina irrinunciabile per Corini. Sarebbe servito qualche inzuccata di testa anche in avanti ma il suo compito principale è soprattutto quello di evitare i gol. In diverse occasioni ha fatto bene il suo dovere.

Alessio Buttaro, 5.5. Ha un avvio tormentato dove non riesce a spingere ed è troppo timido in difesa. Non riesce ad imporsi sulla fascia destra. Poi un lungo infortunio. Rientra al posto di Valente nel finale di campionato e riesce anche a trovare il gol, a Como, nella quartultima di campionato. Li è stato l’apice del suo campionato. Si perde nella confusione col Brescia. Deve maturare ulteriormente.

Aurelio sigla il momentaneo 4-2, Palermo-Modena, serie B 2022-2023, foto Pasquale Ponente

Foto Pasquale Ponente

Giuseppe Aurelio, 5. Il potenziale deve essere chiaramente sviluppato. Ha alternato cose buone ad altre meno buone. L’esperienza fatta nella seconda parte di questa stagione sicuramente lo aiuteranno a crescere. Meglio in fase di spinta che in quella difensiva. In avanti segna anche un gol al Modena ed in altre partite riesce a farsi apprezzare per i suoi cross. Troppo poco però anche perché quasi mai sfruttati a dovere dai suoi compagni.

Ales Mateju, 4,5. L’uomo di maggior esperienza internazionale tra i rosanero (ed è stato anche convocato in questa stagione nella Nazionale della Repubblica Ceca), è apparso impacciato in diverse occasioni. Al limite dell’imbarazzo in altre. Le cose buone non mancano, ci mancherebbe, ma da un giocatore della sua levatura ci si sarebbe aspettato ben altro e con una certa costanza.

Davide Bettella, 4,5. Il centrale ex Monza non convince. Probabilmente le sue prestazioni sono condizionate da una condizione fisica non ottimale. Fa troppi errori decisivi.

Edoardo Lancini, 4. Praticamente fuori dal progetto dopo i limiti mostrati nella partita persa con l’Ascoli alla terza giornata dove, complici i suoi compagni, ha fatto diventare Gondo un simil Van Basten. La difesa rosanero gli concede 3 gol, Gondo ne segnerà complessivamente 7 in tutta la stagione.

Mladen Devetak, 3. Per lui 6 presenze, non lascia il segno. La summa della sua esperienza in rosanero la si concretizza a Cosenza. Viene ammonito al 10’, Corini lo cambia poco prima della mezz’ora con Roberto Crivello. A gennaio va in prestito alla Viterbese in serie C. La squadra retrocede in D.

Roberto Crivello, S.V. Non rientra nel progetto tecnico. Pochissime presenze, ed il prestito al Padova nel mercato di riparazione a gennaio.

Centrocampisti

Claudio Gomes, Palermo-Cosenza, serie B 2022-2023. Foto Pasquale Ponente

Claudio Gomes, Palermo-Cosenza, serie B 2022-2023. Foto Pasquale Ponente

Claudio Gomes, 6. Il giovane proveniente dal Barnsley in serie B inglese, è il primo giocatore del City Group che veste la maglia rosanero. Sceglie la maglia numero 5 che fu quella di Eugenio Corini (in arte Il Genio) adesso suo allenatore in rosanero. La sufficienza piena è una media tra l’8 di quando gioca da interditore ed il 4 di quando deve fare il regista.
Quando è chiamato a rompere il gioco avversario ed a far ripartire quello della propria squadra si dimostra spesso e volentieri autorevole, dinamico, sicuro. Tutto cambia quando deve impostare: passaggi sempre laterali e raramente a cercare imbucata. Non smista palloni interessanti e l’azione rallenta diventando inevitabilmente prevedibile. Non tira quasi mai in porta e questo non è certamente un buon segnale.

Jacopo Segre, 5.5. Segna 4 gol in campionato, secondo miglior marcatore della squadra (e questo dice già tutto sulla stagione dei Palermo). Due di queste inutili ai fini del risultato realizzate con l’Ascoli in casa nel 2-3 di inizio stagione, ed a Cagliari nell’ultima trasferta. Non gli basta però per agguantare la sufficienza personale. Da un centrocampista abile negli inserimenti come lui e proveniente dal Torino, non certo l’ultima squadra della serie A, ci si sarebbe aspettato molto di più. La grinta non gli è mancata ma spesso è andato a vuoto. Schierato anche una volta sulla fascia destra al posto di Valente per un esperimento, venne sostituito perché visibilmente fuori ruolo.

Jeremie Broh, 6. Impegno encomiabile. Certo, il numero 14 rievoca un altro calcio ma in serie B dimostra di saperci stare. Tornato in estate dopo il prestito al Sudtirol con il quale ha vinto un campionato da record in serie C, ha lavorato in punta di piedi. Non è certo esente da alcune prestazioni poco brillanti, ma dà tutto quello che può senza risparmiarsi e quando la condizione fisica lo assiste riesce a fare il suo dovere. Segnerebbe anche una rete importante col Benevento. Gli viene annullata dal Var. Probabilmente quella rete – che a conti fatti avrebbe permesso al Palermo di qualificarsi ai play off – avrebbe apportato mezzo punto in più alla sua sufficienza.

Leo Stulac, 5. Il centrocampo doveva essere cosa sua. Non si è ambientato, non ha inciso ed ha chiuso alla vigilia dell’ultima partita del girone di andata la sua stagione per un grave infortunio.

Leo Stulac, Palermo

Samuele Damiani, 5.5. Piedi buoni, inventiva e qualità non gli mancano. Probabilmente avrebbe anche il tiro dalla distanza, dote che gli riconosceva fino alla stagione scorsa ma che non ha praticamente mai mostrato in questo campionato di serie B. Tra anonimato e qualche bel lampo che fa intravedere, soprattutto nelle verticalizzazioni, non riesce ad imporsi. Molto spesso gioca i minuti finali ma quasi mai ha il tempo del guizzo giusto. Un paio di lanci importanti li ha comunque realizzati, peccato che i suoi compagni non li abbiano sfruttati ma questa non può esser certo colpa sua.

Verre

Verre segna il 3-2 in Palermo-Modena – Foto Pasquale Ponente

Valerio Verre, 4.5. Doveva prendere per mano la squadra. Offrire qualità extralusso per la categoria. Doveva illuminare il gioco. Non è né Modric, né Isco. Sarebbe bastato facesse Verre. E non basta il gol geniale che si è inventato prima del centrocampo nella partita con la capolista Frosinone ed il gol di astuzia alla frastornata difesa del Modena nel clamoroso 5-2 che illuse tutti prima dell’ultima pausa. Troppo poco. Quando doveva verticalizzare non lo ha mai fatto a dovere. Sono mancati i suoi assist, le sue conclusioni da distanza normale. Semplicemente non è riuscito a prendere per mano la squadra.

Dario Saric, 5. Non incide. Macchinoso e senza idee. Non fa praticamente mai quello per cui era stato preso. Impostare, tirare da lontano, dare ordine a centrocampo.

Nicola Valente, 6. Stagione tra alti e bassi per lui. Segna le prime reti in serie B. Con tre marcatori è uno dei migliori realizzatori della squadra ma è importante nel gioco di Corini per le sue scorribande sulla fascia destra. Per molto tempo è stato uno dei pochi giocatori a creare uomo in più e quindi superiorità importanti in avanti. Poi è calato vistosamente nel finale di stagione.

Salvatore Elia, 6.5. Il voto è più un augurio per il futuro e di una pronta guarigione. Aveva siglato 3 reti nelle sue poche apparizioni. Col Pisa sigla una doppietta molto bella che comunque poi non servirà per il manifestarsi dell’incapacità della squadra di saper gestire il vantaggio. Situazione quasi cronica questa. Era uno dei giocatori più sguscianti della squadra. La sua assenza ha pesato parecchio.

Francesco Di Mariano, 5. Quattro gol per tre punti nei tre pareggi con Pisa (all’andata ed al ritorno) ed in quello col Cittadella. Quattro assist, due a Modena, uno col Cosenza e l’altro con la Spal. Il numero 10 rosanero al di là di questi numeri ha girato a vuoto troppe volte. Spesso parecchio distante dalla porta, troppo lontano da Brunori e qualche volta anche estraniato dal gioco. Per lui stesso discorso fatto per Verre e Saric: ci si aspettava molto di più soprattutto dopo l’ultima annata a Lecce quando ha vinto il campionato di B.

Attaccanti

Matteo Brunori, 8. Ad inizio stagione, soprattutto dopo il tira e molla estivo con la Juventus per rivelarne il cartellino, molti avevano dubbi su questa operazione di mercato. Avrebbe saputo confermarsi? Il campo ha sentenziato. Venti gol in stagione: 3 in Coppa Italia, 17 in campionato. La migliore stagione in cadetteria con la convocazione anche per uno stage in Azzurro a Coverciano. Il voto sarebbe stato anche più alto se non avesse sbagliato 4 rigori che avrebbero permesso al Palermo una qualificazione certa ai play off ed a lui il titolo di capocannoniere assieme a Lapadula. Del resto non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. De Gregori docet.

Questo non toglie nulla alla stagione straordinaria del capitano rosanero che spesso ha lottato da solo contro le difese avversarie ed ha tolto le castagne dal fuoco. Ha cantato e portato la croce per una stagione. Gli si può rimproverare ben poco.

Gennaro Tutino, 5. Arrivato a gennaio nelle giornate conclusive del calciomercato, il numero 7 fa intravedere una certa tecnica individuale. Ma poca concretezza sotto porta. L’ironia del web – benevola o meno – su di lui quando sbagliò un calcio di rigore tirando in bocca al portiere della Reggina nel match vinto 3-1. Si rifarà comunque perché segnerà 3 reti ma ne sbaglierà diverse. Alcune clamorose, vedi Benevento. A qualcuno ha ricordato lo “Sciagurato” Egidio Calloni che sia i tifosi milanisti che palermitani ricordano tra la seconda metà degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Anche se ad onor del vero, Calloni di gol ne fece 11 in 28 presenze di cui tre in 45 minuti al suo ex Milan nella stagione 1980-1981. Parentesi amarcord a parte, spesso e volentieri Tutino non riesce a rendersi pericoloso e la sua imprecisione fa il resto. Lungi dall’essere il vice Brunori.

Palermo-Modena, gol di Soleri, foto Pasquale Ponente

Palermo-Modena, gol di Soleri, foto Pasquale Ponente

Edoardo Soleri, 5. Uno degli eroi della cavalcata dalla C alla serie B ha recitato un ruolo da comprimario. Protagonista lo è stato poche volte. Soleri ha firmato 4 gol e fornito due assist. Tra febbraio e marzo il periodo d’oro e dopo essersi sbloccato con la Reggina, altre reti importanti. Poi si è spento. Sia chiaro: l’impegno non è mai mancato, ha combattuto sudandosi la maglia e guadagnandosi il rispetto di tutti confermando anche l’amore dei tifosi. Nelle ultime partite però non è neppure riuscito a rendersi pericoloso ed è molto grave per un attaccante.

Luca Vido, 3. Venticinque presenze, un gol. Su rigore. Per un attaccante è davvero poca roba. Luca Vido parte con pochi spezzoni ma riesce a rendersi pericoloso con una conclusione nel finale con il Sudtirol che poi provocò la traversa di Di Mariano ed un palo col Cittadella. Poi Corini gli dà la chance da titolare col Como: non pervenuto in uno squallido 0-0. Nelle ultime giornate torna a giocare gli ultimi spezzoni. A Cagliari si costruisce un’azione ma tira malissimo ed in modo svogliato avendo la possibilità di servire un compagno meglio piazzato. Col Brescia entra nel finale ma ormai è troppo tardi.

Tecnico

Eugenio Corini lascia il campo dopo Palermo-Brescia

Foto Pasquale Ponente

Eugenio Corini, 4,5. Guida il gruppo nel tentativo di farlo diventare squadra. I risultati sono altalenanti. Il gioco non ha una identità e nella gestione delle partite lascia spesso e volentieri diverse perplessità. Tra i tratti distintivi della gestione i cambi troppo sovente tardivi ed in più ruolo per ruolo senza rischiare mai nulla. Raramente inoltre, le sostituzioni hanno inciso in positivo. Nel migliore dei casi tutto è rimasto immutato.

Diversi giocatori non hanno reso al meglio ed i reparti non hanno avuto un rendimento ottimale. Di buono solo il contropiede che già col Perugia in avvio è stato determinante. Il dato positivo e questo nessuno può certamente contestarlo è la salvezza acquisita con una certa disinvoltura dopo un avvio claudicante. Il voto è una media delle cose positive e delle tantissime ombre. In una piazza che si chiama Palermo un campionato di questo tipo in serie B, avendo quella società, non è accettabile.

Ma una squadra che perde 25 punti da situazioni di vantaggio denota carenze gravi che il tecnico non è riuscito a colmare. C’è l’alibi dei diversi infortunati. A questo anche il fatto che come ripetuto ampiamente questa appena andata agli archivi per i rosanero sia stata una stagione di transizione. Va bene. Ma adesso Corini batta i pugni per costruire un Palermo forte e che dia le giuste soddisfazioni ad un pubblico che col Brescia si è sentito tradito da una partita e da un finale di stagione da incubo. Sì, Corini ha voluto alzare l’asticella, ha messo alla prova la rosa ma ne esce clamorosamente con un pugno di mosche: una squadra palesemente immatura a livello più mentale che tecnico.

Società

Il 4 luglio 2022 è cambiata ufficialmente la storia del Palermo. Rosanero in mani sicure come disse Mirri in quel giorno memorabile con tanto entusiasmo figlio dell’arrivo del City Group e della incredibile cavalcata di Baldini. Poi il tecnico ed il direttore sportivo Renzo Castagnini hanno abbandonato non sentendosi al centro del progetto. Tanti giorni per scegliere Corini che è arrivato a ridosso del campionato.

Il calciomercato ha portato diversi uomini che hanno rintuzzato la rosa. La mano di Leandro Rinaudo, nel frattempo promosso sul campo a direttore sportivo, e del City Group si è vista nel mercato di dicembre. Nomi altisonanti, per carità, ma nessuno ha reso per quanto sperato. Verre e Tutino sono stati travolti dal grigiore, Masciangelo e Graves non hanno giocato tantissimo e non si sono potuti esprimere al meglio, Orihuela oggetto misterioso e non si comprende (neanche fosse un mistero divino) il perché un giocatore dall’Uruguay venga a svernare in Europa per scendere in campo 5 minuti. Insomma, un anno di conoscenza che forse sarebbe potuto andar meglio.

Certo, a livello mediatico il Palermo ha fatto parlare di sé. Anche col centro sportivo che però non è ancora a disposizione della squadra. Ad ottobre scorso il grande annuncio della “casa” (davanti alle autorità) del Palermo che sarebbe stata pronta per marzo, aprile. La stagione è finita e la squadra si è allenata sempre tra il Tenente Onorato ed il Barbera. L’impianto non è ancora pronto a Torretta.

I rosanero hanno svolto tre ritiri durante le pause del campionato. Due interessanti, il primo proprio in casa del City, a settembre, il secondo a Girona nella parte finale della stagione, in mezzo quello di Roma durante la sosta per le festività natalizie e di fine anno. Tutto molto bello ma all’atto pratico la squadra da Manchester e Girona è tornata senza mordente ed ottenuto risultati deludenti. Allora cosa non ha funzionato? Le risposte a questo punto sono inutili. Preferiamo aspettare l’avvio del mercato, il ritorno alla normalità ed al campo che, come sempre sarà giudice inappellabile. Si intravede un’organizzazione ed è chiaro che i frutti non possono essere subito disponibili, ma l’andamento della squadra in campo a volte fa dimenticare che il Palermo faccia parte del City Group che ha appena festeggiato la vittoria in premiership del suo Manchester City che tra tre settimane tenterà di vincere la prima Champions League affrontando in finale ad Istanbul l’Inter.

Ma smorzare l’entusiasmo di una tifoseria calda e di una città intera dopo aver vinto i play off della scorsa stagione forse è stata una colpa più grande. L’epilogo di venerdì lascia sì l’amaro in bocca ma è figlio di un girone di ritorno più simile ad un girone dantesco. E molti si sono sentiti presi in giro, parlando di rispetto.

Immaginiamo che a Manchester non facciano troppo caso a queste lamentele di chi ha vissuto l’onta di fallimenti, ripartenze dalla C2, poi retrocessioni cocenti, addirittura una ripartenza dai dilettanti e quant’altro. Loro hanno il loro programma. Salvezza? Lo è stata anche se ci si è accontentati. Cosa che nello sport non dovrebbe esistere per antonomasia alla ricerca spasmodica della prestazione, del miglioramento.

L’alibi della stagione di transizione è finito. Il calciomercato farà certamente intuire le intenzioni per la prossima stagione.

Articoli correlati