ROMA (ITALPRESS) – Nel 2020 la crisi da Covid ha inciso pesantemente sui bilanci familiari comprimendo le spese libere, con i servizi scesi nel 2020 al 15,6% del totale consumi (il minimo dal 1995), e aumentando le spese obbligate (quasi il 44%, il livello più alto dal 1995) arrivate a 7.168 euro annue pro capite; nel 2021, nonostante il parziale recupero dei consumi in alcuni segmenti nei primi mesi, le spese obbligate si confermano la principale voce di spesa assorbendo il 42,8% dei consumi totali che, in termini monetari, significano 7.291 euro pro capite; tra queste spese, sono quelle legate all’abitazione ad incidere maggiormente arrivando a “mangiarsi” – tra affitti, manutenzioni, bollette, e smaltimento rifiuti – 4.074 euro, la cifra più alta mai raggiunta dal 1995; all’interno dei consumi commercializzabili invece (9.741 euro pro capite nel 2021) la componente principale è rappresentata dai beni con una quota sul totale consumi pari al 40,3% (in lieve riduzione rispetto al 41,1% del 2020), mentre recuperano i servizi passando dal 15,6% del 2020 al 16,9%, stessa quota di spesa destinata agli alimentari. Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2020.
L’aggiornamento al 2021 della scomposizione dei consumi delle famiglie tra spese obbligate e spese commercializzabili è largamente influenzato da quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo. La crisi del 2020 ha forzatamente compresso le spese determinate dai gusti e dai desideri delle famiglie interrompendo, allo stesso tempo, la lunga fase di terziarizzazione dei consumi.
Gran parte dei consumi che le famiglie sono state costrette a rinunciare rientrano, infatti, nei servizi commercializzabili. Servizi che dopo aver conosciuto una progressiva e significativa crescita, in termini di volumi e di incidenza, hanno rappresentato nel 2020 solo il 15,6% della spesa delle famiglie, valore nettamente inferiore anche a quanto registrato nel 1995.
Da questi servizi passa la maggior parte dei consumi su cui le famiglie e gli individui costruiscono il proprio senso del benessere economico.
Per contro le esigenze, anche lavorative, hanno portato ad un aumento della quota di spese destinata all’abitazione, elemento che ha contribuito ad un innalzamento significativo dell’incidenza delle spese obbligate.
(ITALPRESS).
L’aggiornamento al 2021 della scomposizione dei consumi delle famiglie tra spese obbligate e spese commercializzabili è largamente influenzato da quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo. La crisi del 2020 ha forzatamente compresso le spese determinate dai gusti e dai desideri delle famiglie interrompendo, allo stesso tempo, la lunga fase di terziarizzazione dei consumi.
Gran parte dei consumi che le famiglie sono state costrette a rinunciare rientrano, infatti, nei servizi commercializzabili. Servizi che dopo aver conosciuto una progressiva e significativa crescita, in termini di volumi e di incidenza, hanno rappresentato nel 2020 solo il 15,6% della spesa delle famiglie, valore nettamente inferiore anche a quanto registrato nel 1995.
Da questi servizi passa la maggior parte dei consumi su cui le famiglie e gli individui costruiscono il proprio senso del benessere economico.
Per contro le esigenze, anche lavorative, hanno portato ad un aumento della quota di spese destinata all’abitazione, elemento che ha contribuito ad un innalzamento significativo dell’incidenza delle spese obbligate.
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