ROMA (ITALPRESS) – Le transizioni energetica ed ecologica sono incomplete senza una transizione sostenibile anche nella gestione delle risorse idriche. Occorre prevedere norme, misure ed eventuali incentivi per favorire l’adozione di sistemi di efficientamento idrico innovativi e di precisione da parte di imprese agricole e industrie. E’ questa la proposta lanciata al convegno “Risparmio idrico è efficientamento energetico?! Dai certificati bianchi ai certificati blu per imprese agricole e industria sostenibili”, promosso da Fondazione UniVerde e ANBI con la main partnership di Acquedotto Pugliese, che si è svolto questa mattina al Palazzo Santa Chiara a Roma. Dalle drammatiche alluvioni alle prolungate siccità passando per l’inquinamento delle acque dolci: gli effetti del cambiamento climatico in atto e delle attività antropiche si ripercuotono sulla disponibilità delle risorse idriche, in quantità e qualità, e si prevede che tali impatti si intensificheranno nei prossimi anni. L’Italia non è immune a questi fenomeni e la loro maggior frequenza e intensità deve sollecitare iniziative per un uso più intelligente e sostenibile della risorsa acqua: un percorso che interessa Istituzioni, imprese, organizzazioni di categoria e tutti i settori produttivi. In particolare, la proposta lanciata al convegno è quella di istituire meccanismi di incentivi al risparmio idrico, simili a quelli già impiegati per il contenimento delle emissioni inquinanti (ETS) o per l’efficienza energetica (certificati bianchi) al fine di promuovere innovazione e applicazione delle migliori soluzioni tecniche di efficientamento idrico per approvvigionamenti e usi agricoli e industriali. L’evento, trasmesso in diretta streaming su Radio Radicale, è stato organizzato in collaborazione con gli event partners: AVR federata Anima Confindustria, GMT, Almaviva; e con Italpress, Askanews, La Notizia, TeleAmbiente e TVA in qualità di media partners. “Introdurre forme di incentivazione come i certificati blu, sull’esempio dei certificati bianchi adottati già con successo per l’efficienza energetica, permetterebbe di mettere in campo quelle indispensabili azioni per l’efficientamento idrico dei settori maggiormente water intensive – ha detto Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde) -. E’ questo il senso della nostra iniziativa di oggi, riportare al centro del dibattito la necessità di una policy virtuosa oltre a incoraggiare una reale e concreta presa di coscienza collettiva sull’importanza delle azioni di risparmio, riuso e riutilizzo dell’acqua a tutti i livelli. Senza dimenticare che va affrontato anche l’annoso tema delle infrastrutture idriche che vanno aggiornate e manutenute. Occorre quindi una convergenza di intenti e di azioni tra Istituzioni, politica, attori del settore idrico e produttivo del Paese per garantire un approvvigionamento sostenibile della risorsa nel lungo periodo e rafforzare la resilienza degli ecosistemi connessi”. “La sostenibilità ambientale non può prescindere da quelle economiche e sociali e, in questa direzione, va la proposta dei certificati blu – ha sottolineato Francesco Vincenzi (Presidente di ANBI) -. analogamente ANBI ha lanciato la certificazione Goccia Verde, a garanzia d’ottimizzazione d’uso della risorsa idrica nel sistema agroalimentare, così come da anni è attivo il servizio Irriframe per il miglior consiglio irriguo agli agricoltori. Non solo: la transizione verso modelli idrici più sostenibili può essere anche occasione di nuova occupazione. La crisi climatica evidenzia con forza la necessità di efficientare la reta idraulica del Paese per ottimizzare la gestione dell’acqua sui territori; nel nostro piano, a fronte di un investimento di circa 4 miliardi per 858 interventi lungo la Penisola, prevediamo l’attivazione di oltre 21.000 posti di lavoro”.
“Acquedotto Pugliese è nato sostenibile poco più di un secolo fa grazie a un’opera ingegneristica, il Canale Principale, unica nel suo genere, e continua ad esserlo oggi con investimenti mirati -ha evidenziato Francesca Portincasa (Direttrice Generale di Acquedotto Pugliese) -. Sostenere l’iniziativa dei certificati blu è pienamente coerente con il Piano Strategico 2022-2026 di AQP che ha fra le sue priorità la tutela della risorsa idrica, l’economia circolare e la transizione energetica. Tra l’altro recentemente, a Ecomondo nella Fiera di Rimini, abbiamo presentato i primi dati di uno studio sul climate change realizzato con il Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Gestire il clima che verrà sarà determinante per garantire acqua potabile ai territori”. “Ridurre il consumo di acqua è uno degli obblighi ai quali siamo chiamati nell’ambito della transizione ecologica delle nostre attività – ha spiegato Gian Marco Centinaio (Vicepresidente del Senato della Repubblica) -. Una migliore gestione della risorsa idrica è una priorità per il Governo, che è già intervenuto per accelerare la realizzazione delle infrastrutture necessarie. Ma occorre un’azione sinergica, che veda impegnati tutti, dai singoli cittadini, alle imprese, fino alle Istituzioni. Queste ultime devono accompagnare e favorire le azioni che comportano una riduzione del consumo di acqua e, in questo quadro, la soluzione dei certificati blu prospettata dal position paper presentato oggi merita di essere presa in seria considerazione”. Valentino Valentini (Vice Ministro delle Imprese e del Made in Italy), in un videomessaggio, ha sottolineato che l’introduzione di certificati blu stimolerebbe la promozione della sostenibilità e l’innovazione tecnologica per il trattamento e l’uso dell’acqua, oltre a una maggiore coscienza condivisa, ma bisogna fare attenzione a non lasciare indietro le piccole e medie imprese.
Vannia Gava (Vice Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), in una nota ha dichiarato “accolgo con curiosità l’idea di istituire un meccanismo di certificati blu come strumento per promuovere la riduzione dei consumi idrici e incentivare le opere di efficientamento”.
Samir Traini (Partner di REF Ricerche) ha presentato il position paper di Ref Ricerche su “Risparmio e tutela della risorsa idrica: verso i certificati blu per gli usi industriali” secondo cui un’opzione percorribile è quella di creare un mercato specifico per il risparmio idrico: “Un certificato blu – si legge nel documento – andrebbe a riconoscere il risparmio nell’uso finale di acqua, premiando le imprese con un certificato per ogni litro di acqua risparmiata. Questo risparmio potrà essere correlato ad interventi quali innovazioni di prodotto o di processo che permettano di ridurre il consumo di acqua come input produttivo”. La proposta di un meccanismo regolamentato di mercato si concentra sulla previsione di una remunerazione ai soggetti che, attraverso interventi di “efficienza idrica”, siano in grado di raggiungere obiettivi prestabiliti di risparmio dell’acqua utilizzata nel processo produttivo: “Gli obiettivi assegnati – si pone in risalto nel position paper – dovranno incentivare al risparmio senza pregiudicare la continuità aziendale”. Tale meccanismo potrebbe portare alla nascita di nuovi operatori di mercato, le cosiddette “società per l’efficientamento idrico” in grado, al pari delle ESCo nel settore energetico, di assistere tecnicamente aziende e realtà produttive negli interventi di risparmio idrico, e di porsi come agevolatori anche del meccanismo finanziario legato alle certificazioni di efficienza. La varietà degli interventi possibili è molto eterogenea, così come viene rilevato nel position paper: “Si tratta, infatti, di un meccanismo ampliamente in uso per le industrie con elevato fabbisogno di acqua, ma disponibile anche per le pubbliche amministrazioni, i complessi residenziali e i progetti di efficientamento dell’irrigazione nel settore agricolo”. Il position paper presentato da REF Ricerche afferma, inoltre, che per implementare l’efficacia di eventuali strumenti di incentivazione è essenziale l’individuazione di interventi tecnici e azioni efficaci per il risparmio idrico. Questa tipologia di “servizio integrato” nel campo dell’efficienza idrica può essere offerta da soggetti capaci di individuare i migliori interventi realizzabili dal punto di vista tecnico, commerciale e finanziario: “Dal punto di vista operativo – si sottolinea nel documento – garantiscono al cliente l’integrazione nell’assetto produttivo di tecnologie avanzate di efficienza idrica, così come l’implementazione di buone pratiche per ridurre l’uso di acqua come input produttivo”. Tre le realtà, intervenute al convegno, che operano nel campo del miglioramento dell’efficienza energetica e idrica; proposte e best practice per la corretta gestione delle risorse idriche. Per Alessandro Durante (Segretario Generale di AVR – Anima Confindustria) “di fronte alle molte sfide legate alle risorse idriche a cui stiamo assistendo, risulta evidente che l’uso intelligente dell’acqua sia non solo una necessità, ma una responsabilità a cui ciascuno deve rispondere. Anche l’industria può dare un grande contributo, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie sempre più improntate all’efficienza e al risparmio idrico. L’associazione AVR, che rappresenta l’industria manifatturiera delle valvole e della rubinetteria in Italia, si impegna a valorizzare le eccellenze tecnologiche del comparto e auspica che vengano riproposte sul territorio nazionale misure come il bonus idrico così come tutti gli incentivi in grado di stimolare lo sviluppo di buone pratiche e soluzioni impiantistiche ad alta efficienza, sostenendo le imprese e i consumatori. In questo senso va letto il supporto di AVR nell’adozione di un’etichetta energetica, già sviluppata e proposta dall’industria europea del settore, a partire dalle specifiche tecniche dei prodotti anche per i rubinetti così come già realizzato per gli elettrodomestici. Altro aspetto di primaria importanza di cui l’associazione è portavoce è la necessità di ammodernare la rete di distribuzione che è ormai obsoleta e perde gran parte della risorsa idrica fra la raccolta e la distribuzione”. Massimiliano Evangelista (Account Manager e Sales Strategic Lead Ambiente e Territorio di Almaviva) ha sottolineato come “siccità e alluvioni, due facce della stessa medaglia. Il digitale è leva strategica fondamentale per l’uso efficiente della risorsa idrica, l’adattamento e mitigazione al cambiamento climatico e l’efficientamento per gli usi agricoli e industriali. I certificati blu una opportunità per generare consapevolezza nell’utilizzo responsabile di una risorsa essenziale alla vita”. “La nostra esperienza è radicata nel risparmio energetico – ha detto Emanuele Giglio (Responsabile reparto R&D di GMT) -. Questo focus ci ha portato a riflettere su come potremmo estendere la nostra expertise al settore idrico, un bene tanto prezioso quanto l’energia. La nostra proposta è di evolvere il sistema esistente dei certificati bianchi, trasformandoli in un meccanismo più ampio di Certificati ambientali di diversa tipologia. Questo approccio potrebbe incorporare progetti non solo di risparmio energetico, ma anche per la gestione efficiente dell’acqua, la riduzione delle emissioni di CO2, e persino la gestione e il riciclo dei rifiuti urbani e industriali. Questa visione offrirebbe un respiro vitale a un mercato in cerca di innovazione e nuovi sbocchi, senza dover ricorrere alla creazione di certificati virtuali non derivanti da progetti di risparmio. Ampliando il numero di soggetti coinvolti e permettendo alle ESCo di utilizzare i propri strumenti finanziari in modo più efficace”.
L’integrazione dei principi ESG nei criteri gestionali e nei modelli di investimento rappresenta un ulteriore fattore chiave per la creazione di valore economico-finanziario e, al contempo, sostenibile in termini sociali ed ambientali. Su questo tema è intervenuto Adriano Maroni (Consigliere d’Amministrazione su ESG, Banca di Credito Cooperativo di Ripatransone e Fermano): “Ritengo che lo sviluppo dei certificati blu sia lo strumento per crescere in un mondo dove la tecnologia stenta a decollare e soprattutto dove si attiva lentamente la collaborazione PPP (partenariato, pubblico, privato). Oggi più che mai l’acqua vive un momento interessante e può attivare un percorso virtuoso anche guardando a esperienze già vissute. Vivendo io stesso il mondo dell’impresa e della finanza sono convinto che il legislatore debba procedere in maniera attenta e giudiziosa, ma so che ha davanti prospettive straordinarie”. Con il coordinamento di Leonardo Merlini (Caposervizio Askanews), dopo il saluto di Massimo Gargano (Direttore generale ANBI), sono inoltre intervenuti al primo panel “Pitch di ESCo, mondo agricolo, industria e terzo settore” Vittorio Cossarini (Presidente di AssoESCo): “I TEE, o certificati bianchi, sono stati uno strumento di mercato molto utile per incentivare l’efficienza industriale con un aggravio limitato per le finanze pubbliche, quantomeno fino al 2017. Da allora tuttavia, per ragioni di complessità del sistema, e in parte anche a causa di abusi del sistema da parte di aziende improvvisate, il meccanismo ha rallentato ed è venuta a mancare la liquidità sul mercato necessaria a mantenerne l’efficacia a livello generale. Peraltro, questo aspetto collima con la minore attenzione istituzionale agli obiettivi di efficienza nell’industria rispetto agli obiettivi assegnati ai settori della mobility e dell’edilizia”.
Secondo Enrico Giovannini (Direttore scientifico ASviS) “Gli investimenti sul settore idrico dovrebbero avere la massima priorità per rafforzare e proseguire quelli previsti con il PNRR. Purtroppo, non vedo la stessa attenzione nelle scelte attuali, il che pone il nostro Paese in una situazione estremamente rischiosa, vista l’accelerazione della crisi climatica”. Favorevole anche la posizione di Coldiretti. Stefano Masini (Capo area Ambiente e Territorio) ha ribadito quanto affermato da Ettore Prandini (Presidente di Coldiretti): “La previsione di certificati blu può rappresentare uno strumento di misurazione dell’uso efficiente delle risorse idriche anche in agricoltura”, sottolineando che “alla dotazione di appositi certificati che definiscano l’impegno dell’agricoltore si può dare un premio. Dalla logica del vincolo a quella dell’incentivo, significa coinvolgere investimenti e progettare tecnologie di riuso”, evidenziando inoltre “l’importanza di realizzare nuovi bacini che trattengano le acque che altrimenti defluiscono provocando danni come hanno dimostrato le recenti calamità”. Nel panel “Agenda 2030 e governance delle risorse idriche” sono inoltre intervenuti Patty L’Abbate (Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati): “In questo momento storico, a causa dei cambiamenti climatici – ha esordito -, molte regioni del mondo vedono diminuire drasticamente le proprie risorse idriche, anche in Italia lottiamo con inondazioni e siccità persistente, la carenza della risorsa acqua ci toccherà purtroppo nell’immediato futuro, dunque la salvaguardia e il riutilizzo di questa risorsa è cruciale. Il metodo di circolarità utilizzato per il passaggio a un modello economico circolare, indispensabile per la protezione del Pianeta, può essere applicato anche alla risorsa acqua; stando alle stime diffuse dal World Economic, in Italia il 21% del territorio è a rischio desertificazione. Ad oggi il recupero dell’acqua piovana e il riciclaggio dell’acqua reflua sono ancora un traguardo lontano, per questo ho presentato una serie di proposte di legge e interrogazioni parlamentari sul tema, e poi l’utilizzo dell’acqua nei vari processi antropici sicuramente sarebbero regolati con dei certificati blu, sulla falsariga dei certificati bianchi per l’efficientamento energetico, per addebitare costi ambientali a chi utilizza in modo inefficiente l’acqua, assicurando obiettivi di risparmio della risorsa. L’efficientamento idrico per gli usi industriali è un obiettivo imprescindibile che potrebbe essere regolamentato con permessi negoziabili”. Per Nicola Dell’Acqua (Commissario straordinario per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica) “i certificati blu possono diventare non solo un ottimo strumento per sensibilizzare al risparmio idrico ma anche per reintegrare le riserva d’acqua che utilizziamo ad esempio quelle delle falde”. Secondo Andrea Guerrini (Componente del Collegio di ARERA e Presidente di WAREG European Water Regulators) “il mondo delle aziende del servizio idrico, regolate da ARERA, è già soggetto a strumenti incentivanti, volti al risparmio idrico, come il sistema di premi e penalità legato alle perdite idriche. Come noto, grazie a tale meccanismo, le perdite del nostro Paese hanno iniziato a diminuire, se pur lentamente, passando da circa il 44% al 40%. Istituendo i certificati blu potrebbe essere creato un efficace meccanismo incentivante orientato a tutte le altre aziende idroesigenti, operanti nei settori non regolati, nei comparti industriale ed agricolo”.
In un videomessaggio il Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Tullio Ferrante ha dichiarato: “Il tema del risparmio idrico in chiave di efficientamento energetico è oggi ormai indifferibile e rappresenta una priorità. Il Governo è consapevole che il futuro si costruisce dal basso, giorno per giorno, infrastruttura dopo infrastruttura. Per tale motivo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, coerentemente con le proprie competenze e funzioni in materia di dighe e infrastrutture idriche, è impegnato ad esercitare il delicato ruolo di coordinamento strategico nella programmazione di interventi infrastrutturali relativi all’approvvigionamento idrico primario per la messa in sicurezza delle opere esistenti e la realizzazione di nuove”. Sul tema “Global water scarcity” è intervenuta Cristina Franchini (Relazioni esterne di UNHCR, Rappresentanza per l’Italia, la Santa Sede e San Marino): “L’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale, eppure milioni di rifugiati e sfollati interni faticano ad averne accesso. La scarsità di risorse idriche può, inoltre, provocare conflitti, costringendo le persone alla fuga. E’ pertanto fondamentale garantire l’accesso sicuro e sostenibile all’acqua potabile per le persone costrette alla fuga e per le comunità che le ospitano”. Secondo quanto afferma il position paper di REF Ricerche, il soggetto chiamato a gestire il meccanismo degli incentivi nel settore idrico, “sarebbe per definizione il Gestore dei servizi energetici (GSE), che dunque si porrebbe nella prospettiva allargata di gestore dei servizi ambientali. In questo senso, il medesimo framework di mercato elettronico di scambio dei certificati bianchi potrebbe essere adattato creando un segmento dedicato alla trattazione dei certificati blu”. A tal proposito, al convegno, è intervenuto Paolo Arrigoni (Presidente del GSE): “Raccordare le progettualità di intervento del sistema idrico con il meccanismo dei certificati bianchi e creare un modello che renda efficiente il settore attraverso la riduzione delle perdite e dei consumi e il miglioramento dei servizi rivolti ai cittadini. Questi gli obiettivi che hanno portato il GSE ad avviare una collaborazione con IRIS Acqua, Gestore del Servizio Idrico Integrato di 25 Comuni della Provincia di Gorizia e con Water Alliance, la rete dei 13 gestori lombardi del servizio idrico integrato. I certificati bianchi possono essere uno strumento importante per l’efficientamento energetico del servizio idrico integrato particolarmente energivoro, contribuendo al contempo a sviluppare una cultura della sostenibilità diffusa”.
– foto ufficio stampa Fondazione Univerde –
(ITALPRESS).
“Acquedotto Pugliese è nato sostenibile poco più di un secolo fa grazie a un’opera ingegneristica, il Canale Principale, unica nel suo genere, e continua ad esserlo oggi con investimenti mirati -ha evidenziato Francesca Portincasa (Direttrice Generale di Acquedotto Pugliese) -. Sostenere l’iniziativa dei certificati blu è pienamente coerente con il Piano Strategico 2022-2026 di AQP che ha fra le sue priorità la tutela della risorsa idrica, l’economia circolare e la transizione energetica. Tra l’altro recentemente, a Ecomondo nella Fiera di Rimini, abbiamo presentato i primi dati di uno studio sul climate change realizzato con il Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Gestire il clima che verrà sarà determinante per garantire acqua potabile ai territori”. “Ridurre il consumo di acqua è uno degli obblighi ai quali siamo chiamati nell’ambito della transizione ecologica delle nostre attività – ha spiegato Gian Marco Centinaio (Vicepresidente del Senato della Repubblica) -. Una migliore gestione della risorsa idrica è una priorità per il Governo, che è già intervenuto per accelerare la realizzazione delle infrastrutture necessarie. Ma occorre un’azione sinergica, che veda impegnati tutti, dai singoli cittadini, alle imprese, fino alle Istituzioni. Queste ultime devono accompagnare e favorire le azioni che comportano una riduzione del consumo di acqua e, in questo quadro, la soluzione dei certificati blu prospettata dal position paper presentato oggi merita di essere presa in seria considerazione”. Valentino Valentini (Vice Ministro delle Imprese e del Made in Italy), in un videomessaggio, ha sottolineato che l’introduzione di certificati blu stimolerebbe la promozione della sostenibilità e l’innovazione tecnologica per il trattamento e l’uso dell’acqua, oltre a una maggiore coscienza condivisa, ma bisogna fare attenzione a non lasciare indietro le piccole e medie imprese.
Vannia Gava (Vice Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), in una nota ha dichiarato “accolgo con curiosità l’idea di istituire un meccanismo di certificati blu come strumento per promuovere la riduzione dei consumi idrici e incentivare le opere di efficientamento”.
Samir Traini (Partner di REF Ricerche) ha presentato il position paper di Ref Ricerche su “Risparmio e tutela della risorsa idrica: verso i certificati blu per gli usi industriali” secondo cui un’opzione percorribile è quella di creare un mercato specifico per il risparmio idrico: “Un certificato blu – si legge nel documento – andrebbe a riconoscere il risparmio nell’uso finale di acqua, premiando le imprese con un certificato per ogni litro di acqua risparmiata. Questo risparmio potrà essere correlato ad interventi quali innovazioni di prodotto o di processo che permettano di ridurre il consumo di acqua come input produttivo”. La proposta di un meccanismo regolamentato di mercato si concentra sulla previsione di una remunerazione ai soggetti che, attraverso interventi di “efficienza idrica”, siano in grado di raggiungere obiettivi prestabiliti di risparmio dell’acqua utilizzata nel processo produttivo: “Gli obiettivi assegnati – si pone in risalto nel position paper – dovranno incentivare al risparmio senza pregiudicare la continuità aziendale”. Tale meccanismo potrebbe portare alla nascita di nuovi operatori di mercato, le cosiddette “società per l’efficientamento idrico” in grado, al pari delle ESCo nel settore energetico, di assistere tecnicamente aziende e realtà produttive negli interventi di risparmio idrico, e di porsi come agevolatori anche del meccanismo finanziario legato alle certificazioni di efficienza. La varietà degli interventi possibili è molto eterogenea, così come viene rilevato nel position paper: “Si tratta, infatti, di un meccanismo ampliamente in uso per le industrie con elevato fabbisogno di acqua, ma disponibile anche per le pubbliche amministrazioni, i complessi residenziali e i progetti di efficientamento dell’irrigazione nel settore agricolo”. Il position paper presentato da REF Ricerche afferma, inoltre, che per implementare l’efficacia di eventuali strumenti di incentivazione è essenziale l’individuazione di interventi tecnici e azioni efficaci per il risparmio idrico. Questa tipologia di “servizio integrato” nel campo dell’efficienza idrica può essere offerta da soggetti capaci di individuare i migliori interventi realizzabili dal punto di vista tecnico, commerciale e finanziario: “Dal punto di vista operativo – si sottolinea nel documento – garantiscono al cliente l’integrazione nell’assetto produttivo di tecnologie avanzate di efficienza idrica, così come l’implementazione di buone pratiche per ridurre l’uso di acqua come input produttivo”. Tre le realtà, intervenute al convegno, che operano nel campo del miglioramento dell’efficienza energetica e idrica; proposte e best practice per la corretta gestione delle risorse idriche. Per Alessandro Durante (Segretario Generale di AVR – Anima Confindustria) “di fronte alle molte sfide legate alle risorse idriche a cui stiamo assistendo, risulta evidente che l’uso intelligente dell’acqua sia non solo una necessità, ma una responsabilità a cui ciascuno deve rispondere. Anche l’industria può dare un grande contributo, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie sempre più improntate all’efficienza e al risparmio idrico. L’associazione AVR, che rappresenta l’industria manifatturiera delle valvole e della rubinetteria in Italia, si impegna a valorizzare le eccellenze tecnologiche del comparto e auspica che vengano riproposte sul territorio nazionale misure come il bonus idrico così come tutti gli incentivi in grado di stimolare lo sviluppo di buone pratiche e soluzioni impiantistiche ad alta efficienza, sostenendo le imprese e i consumatori. In questo senso va letto il supporto di AVR nell’adozione di un’etichetta energetica, già sviluppata e proposta dall’industria europea del settore, a partire dalle specifiche tecniche dei prodotti anche per i rubinetti così come già realizzato per gli elettrodomestici. Altro aspetto di primaria importanza di cui l’associazione è portavoce è la necessità di ammodernare la rete di distribuzione che è ormai obsoleta e perde gran parte della risorsa idrica fra la raccolta e la distribuzione”. Massimiliano Evangelista (Account Manager e Sales Strategic Lead Ambiente e Territorio di Almaviva) ha sottolineato come “siccità e alluvioni, due facce della stessa medaglia. Il digitale è leva strategica fondamentale per l’uso efficiente della risorsa idrica, l’adattamento e mitigazione al cambiamento climatico e l’efficientamento per gli usi agricoli e industriali. I certificati blu una opportunità per generare consapevolezza nell’utilizzo responsabile di una risorsa essenziale alla vita”. “La nostra esperienza è radicata nel risparmio energetico – ha detto Emanuele Giglio (Responsabile reparto R&D di GMT) -. Questo focus ci ha portato a riflettere su come potremmo estendere la nostra expertise al settore idrico, un bene tanto prezioso quanto l’energia. La nostra proposta è di evolvere il sistema esistente dei certificati bianchi, trasformandoli in un meccanismo più ampio di Certificati ambientali di diversa tipologia. Questo approccio potrebbe incorporare progetti non solo di risparmio energetico, ma anche per la gestione efficiente dell’acqua, la riduzione delle emissioni di CO2, e persino la gestione e il riciclo dei rifiuti urbani e industriali. Questa visione offrirebbe un respiro vitale a un mercato in cerca di innovazione e nuovi sbocchi, senza dover ricorrere alla creazione di certificati virtuali non derivanti da progetti di risparmio. Ampliando il numero di soggetti coinvolti e permettendo alle ESCo di utilizzare i propri strumenti finanziari in modo più efficace”.
L’integrazione dei principi ESG nei criteri gestionali e nei modelli di investimento rappresenta un ulteriore fattore chiave per la creazione di valore economico-finanziario e, al contempo, sostenibile in termini sociali ed ambientali. Su questo tema è intervenuto Adriano Maroni (Consigliere d’Amministrazione su ESG, Banca di Credito Cooperativo di Ripatransone e Fermano): “Ritengo che lo sviluppo dei certificati blu sia lo strumento per crescere in un mondo dove la tecnologia stenta a decollare e soprattutto dove si attiva lentamente la collaborazione PPP (partenariato, pubblico, privato). Oggi più che mai l’acqua vive un momento interessante e può attivare un percorso virtuoso anche guardando a esperienze già vissute. Vivendo io stesso il mondo dell’impresa e della finanza sono convinto che il legislatore debba procedere in maniera attenta e giudiziosa, ma so che ha davanti prospettive straordinarie”. Con il coordinamento di Leonardo Merlini (Caposervizio Askanews), dopo il saluto di Massimo Gargano (Direttore generale ANBI), sono inoltre intervenuti al primo panel “Pitch di ESCo, mondo agricolo, industria e terzo settore” Vittorio Cossarini (Presidente di AssoESCo): “I TEE, o certificati bianchi, sono stati uno strumento di mercato molto utile per incentivare l’efficienza industriale con un aggravio limitato per le finanze pubbliche, quantomeno fino al 2017. Da allora tuttavia, per ragioni di complessità del sistema, e in parte anche a causa di abusi del sistema da parte di aziende improvvisate, il meccanismo ha rallentato ed è venuta a mancare la liquidità sul mercato necessaria a mantenerne l’efficacia a livello generale. Peraltro, questo aspetto collima con la minore attenzione istituzionale agli obiettivi di efficienza nell’industria rispetto agli obiettivi assegnati ai settori della mobility e dell’edilizia”.
Secondo Enrico Giovannini (Direttore scientifico ASviS) “Gli investimenti sul settore idrico dovrebbero avere la massima priorità per rafforzare e proseguire quelli previsti con il PNRR. Purtroppo, non vedo la stessa attenzione nelle scelte attuali, il che pone il nostro Paese in una situazione estremamente rischiosa, vista l’accelerazione della crisi climatica”. Favorevole anche la posizione di Coldiretti. Stefano Masini (Capo area Ambiente e Territorio) ha ribadito quanto affermato da Ettore Prandini (Presidente di Coldiretti): “La previsione di certificati blu può rappresentare uno strumento di misurazione dell’uso efficiente delle risorse idriche anche in agricoltura”, sottolineando che “alla dotazione di appositi certificati che definiscano l’impegno dell’agricoltore si può dare un premio. Dalla logica del vincolo a quella dell’incentivo, significa coinvolgere investimenti e progettare tecnologie di riuso”, evidenziando inoltre “l’importanza di realizzare nuovi bacini che trattengano le acque che altrimenti defluiscono provocando danni come hanno dimostrato le recenti calamità”. Nel panel “Agenda 2030 e governance delle risorse idriche” sono inoltre intervenuti Patty L’Abbate (Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati): “In questo momento storico, a causa dei cambiamenti climatici – ha esordito -, molte regioni del mondo vedono diminuire drasticamente le proprie risorse idriche, anche in Italia lottiamo con inondazioni e siccità persistente, la carenza della risorsa acqua ci toccherà purtroppo nell’immediato futuro, dunque la salvaguardia e il riutilizzo di questa risorsa è cruciale. Il metodo di circolarità utilizzato per il passaggio a un modello economico circolare, indispensabile per la protezione del Pianeta, può essere applicato anche alla risorsa acqua; stando alle stime diffuse dal World Economic, in Italia il 21% del territorio è a rischio desertificazione. Ad oggi il recupero dell’acqua piovana e il riciclaggio dell’acqua reflua sono ancora un traguardo lontano, per questo ho presentato una serie di proposte di legge e interrogazioni parlamentari sul tema, e poi l’utilizzo dell’acqua nei vari processi antropici sicuramente sarebbero regolati con dei certificati blu, sulla falsariga dei certificati bianchi per l’efficientamento energetico, per addebitare costi ambientali a chi utilizza in modo inefficiente l’acqua, assicurando obiettivi di risparmio della risorsa. L’efficientamento idrico per gli usi industriali è un obiettivo imprescindibile che potrebbe essere regolamentato con permessi negoziabili”. Per Nicola Dell’Acqua (Commissario straordinario per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica) “i certificati blu possono diventare non solo un ottimo strumento per sensibilizzare al risparmio idrico ma anche per reintegrare le riserva d’acqua che utilizziamo ad esempio quelle delle falde”. Secondo Andrea Guerrini (Componente del Collegio di ARERA e Presidente di WAREG European Water Regulators) “il mondo delle aziende del servizio idrico, regolate da ARERA, è già soggetto a strumenti incentivanti, volti al risparmio idrico, come il sistema di premi e penalità legato alle perdite idriche. Come noto, grazie a tale meccanismo, le perdite del nostro Paese hanno iniziato a diminuire, se pur lentamente, passando da circa il 44% al 40%. Istituendo i certificati blu potrebbe essere creato un efficace meccanismo incentivante orientato a tutte le altre aziende idroesigenti, operanti nei settori non regolati, nei comparti industriale ed agricolo”.
In un videomessaggio il Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Tullio Ferrante ha dichiarato: “Il tema del risparmio idrico in chiave di efficientamento energetico è oggi ormai indifferibile e rappresenta una priorità. Il Governo è consapevole che il futuro si costruisce dal basso, giorno per giorno, infrastruttura dopo infrastruttura. Per tale motivo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, coerentemente con le proprie competenze e funzioni in materia di dighe e infrastrutture idriche, è impegnato ad esercitare il delicato ruolo di coordinamento strategico nella programmazione di interventi infrastrutturali relativi all’approvvigionamento idrico primario per la messa in sicurezza delle opere esistenti e la realizzazione di nuove”. Sul tema “Global water scarcity” è intervenuta Cristina Franchini (Relazioni esterne di UNHCR, Rappresentanza per l’Italia, la Santa Sede e San Marino): “L’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale, eppure milioni di rifugiati e sfollati interni faticano ad averne accesso. La scarsità di risorse idriche può, inoltre, provocare conflitti, costringendo le persone alla fuga. E’ pertanto fondamentale garantire l’accesso sicuro e sostenibile all’acqua potabile per le persone costrette alla fuga e per le comunità che le ospitano”. Secondo quanto afferma il position paper di REF Ricerche, il soggetto chiamato a gestire il meccanismo degli incentivi nel settore idrico, “sarebbe per definizione il Gestore dei servizi energetici (GSE), che dunque si porrebbe nella prospettiva allargata di gestore dei servizi ambientali. In questo senso, il medesimo framework di mercato elettronico di scambio dei certificati bianchi potrebbe essere adattato creando un segmento dedicato alla trattazione dei certificati blu”. A tal proposito, al convegno, è intervenuto Paolo Arrigoni (Presidente del GSE): “Raccordare le progettualità di intervento del sistema idrico con il meccanismo dei certificati bianchi e creare un modello che renda efficiente il settore attraverso la riduzione delle perdite e dei consumi e il miglioramento dei servizi rivolti ai cittadini. Questi gli obiettivi che hanno portato il GSE ad avviare una collaborazione con IRIS Acqua, Gestore del Servizio Idrico Integrato di 25 Comuni della Provincia di Gorizia e con Water Alliance, la rete dei 13 gestori lombardi del servizio idrico integrato. I certificati bianchi possono essere uno strumento importante per l’efficientamento energetico del servizio idrico integrato particolarmente energivoro, contribuendo al contempo a sviluppare una cultura della sostenibilità diffusa”.
– foto ufficio stampa Fondazione Univerde –
(ITALPRESS).
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