Condannati a 8 anni e 9 mesi e a 7 anni e 9 mesi per violenza sessuale su minore, un bidello e la direttrice di una scuola di Marsala sono stati arrestati e portati in carcere dalla polizia di Stato di Trapani e Marsala.

I due, 57 anni lui 59 lei, sono stati fermati venerdì scorso in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Marsala. I fatti, risalgono al periodo tra il 2004 ed il 2008, e secondo l’accusa i due imputati avevano abusato una ragazzina in condizioni di disagio.

In particolare, la minore tra gli otto e gli undici anni, era stata, dice la Questura “sistematicamente, sottoposta ad abusi all’interno della scuola, anche dietro elargizione di piccole somme di denaro finalizzate a comprarne il silenzio”. Le indagini, avviate grazie alle confidenze raccolte dal convivente della madre della giovane, divenuta frattanto adolescente, erano state condotte dalla Squadra Mobile di Trapani ed avevano permesso di raccogliere elementi di colpevolezza.

Intanto stamane, si è avuta notizia di un’altra triste storia di degrado e sfruttamento ai danni di una disabile minorenne.
I carabinieri di Caltanissetta, supportati dai colleghi di Enna, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 24enne pregiudicato di Valguarnera Caropepe, per il reato di pornografia minorile. Vittima della condotta una ragazza, figlia di una parente della compagna dell’autore del reato, all’epoca dei fatti minorenne e affetta da un disturbo psichico che ne ha comportato – nel tempo – il collocamento in una comunità alloggio.
Le indagini, iniziate nei primi mesi del 2020 e concluse quasi un anno dopo, hanno permesso di ricostruire una fitta rete di contatti tra la ragazza e il suo aguzzino tramite l’applicativo di un noto social network, nel corso dei quali si ripeteva sempre lo stesso schema: l’uomo, consapevole della minore età e dello stato psicologico della ragazza, richiedeva foto e contenuti che ritraessero la minorenne nuda. Le risultanze investigative, svolte attraverso l’acquisizione di informazioni da parte della stessa vittima, degli assistenti sociali e dei responsabili della struttura di accoglienza, nonché attraverso l’analisi dei contenuti rinvenuti nei telefoni dell’arrestato e della ragazza, hanno fornito un chiaro quadro accusatorio tale da ritenere opportuna la misura cautelare della detenzione in carcere.
La consumazione del reato contestato si è realizzata nella continuata induzione ed istigazione da parte dell’uomo a farsi inviare il materiale pornografico.

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