Entra nel vivo il processo “Palude” a Trapani con l’analisi dei conti e degli immobili dell’ex capo del genio civile di Trapani, l’alcamese Giuseppe Pirrello, imputato principale di questo troncone su casi di corruzione. In aula è stato sentito il finanziere che ha effettuato questo tipo di indagine da cui poi è emerso un presunto sistema di corruzione tra il capo del genio civile liberi professionisti e persino titolari di autobotti che trasportavano acqua a privati. Tra accusa e difesa è stato un botta e risposta.

“Proporzione tra i redditi”

Ad essere stata analizzata per lo più di documentazione contabile, principalmente estratti conto bancari, che riguarda essenzialmente la figura di Pirrello. “E’ emersa – secondo il legale di Pirrello, l’avvocato Saro Lauria – la proporzione tra i redditi dichiarati dal 2007 al 2016 e il patrimonio accumulato. Anzi, è emerso un plusvalore di oltre 500 mila euro a favore del Pirrello”. Da evidenziare che nella fase delle indagini il pubblico ministero, Rossana Penna, aveva chiesto il sequestro per oltre un milione di euro sul presupposto che l’ingegnere Pirrello avesse un patrimonio superiore alle risorse finanziare accumulate dalla sua famiglia.

La tesi dell’accusa

Pirrello, secondo l’accusa, avrebbe agevolato le pratiche che finivano al Genio civile e che passavano attraverso l’ufficio privato del figlio, con studio di geometra ad Alcamo. “Il sistema clientelare creato – secondo gli inquirenti – ha comportato che molte delle pratiche dirette all’ufficio del Genio Civile di Trapani passassero dallo studio tecnico del figlio dell’ingegnere capo, grazie all’opera di un compiacente gruppo di ingegneri, architetti e geometri interessati a favorire i loro clienti e loro stessi negli adempimenti relativi a manufatti e strutture di cemento armato, a discapito degli altri”.

Le pratiche “veloci”

In poche parole le pratiche che passavano dallo studio del figlio dell’ingegnere capo avevano una grandissima velocità, le altre finivano sul fondo di polverosi cassetti. Pratiche che si velocizzavano anche per effetto di presunti atti falsi, come relazioni di collaudo effettuate in realtà solo sulla carta e non realmente.

Gli affidamenti diretti

Pirrello però non avrebbe agevolato solo il figlio ma anche sé stesso: ad essere documentato un affidamento diretto ad un’impresa con la formula della “somma urgenza” e in cambio Pirrello avrebbe ottenuto dallo stesso imprenditore un consistente sconto rispetto all’originario credito vantato nei confronti di una società operante nel settore delle energie rinnovabili, amministrata di fatto dallo stesso Pirrello; ma c’è anche il caso di un’impresa che gonfiò le fatture di alcuni lavori in un complesso immobiliare, al cui interno ve ne era uno di proprietà proprio dell’ingegnere capo, facendo sì che di fatto la somma venisse pagata da tutti gli altri condomini. In quest’ultimo caso l’imprenditore, come contropartita, avrebbe ottenuto due affidamenti diretti presso un immobile di proprietà di un’amministrazione pubblica.

Articoli correlati