L’antica e tramandata arte delle ceramiche di Burgio sbarca al museo delle Trame Mediterranee di Gibellina, nel Trapanese. Ieri l’inaugurazione della mostra, davanti ad un folto pubblico, dal titolo “Roba stagnata-Antiche ceramiche di Burgio”, curata da Vito Ferrantelli, Enzo Fiammetta, Sergio Intorre e Maria Reginella. La mostra è organizzata dall’associazione culturale Pro Muceb-museo della ceramica di Burgio, dalla Fondazione Orestiadi e dal museo delle Trame Mediterranee, dal Comune di Gibellina con il patrocinio dell’osservatorio per le arti decorative in Italia “Maria Accascina” dell’università di Palermo, struttura scientifica del dipartimento culture e società. Hanno preso parte alla presentazione il presidente della fondazione, Calogero Pumilia, il direttore dell’osservatorio Maria Concetta Di Natale, il sindaco di Gibellina Salvatore Sutera, il vicepresidente dell’associazione italiana città della ceramica ed esponente del consiglio nazionale ceramico del ministero alle Attività produttive, Nicolò Giuliano.

La storia e le espressioni del museo

Il museo delle Trame Mediterranee fu istituito nel 1996 dal senatore Ludovico Corrao e fa parte della Fondazione Orestiadi di Gibellina. Al suo interno esprime, attraverso le collezioni esposte, la molteplicità dei linguaggi artistici che rappresentano la complessa storia culturale del mare nostrum, contesto di riferimento delle opere esposte. Nelle vetrine della mostra, costituita per la maggior parte da opere inedite, sono esposti manufatti in maiolica delle botteghe burgitane dall’ultima decade del XVI al XVIII secolo, nei quali si può leggere la stretta connessione con la produzione calatina coeva. Alla fine del XVI secolo, infatti, un gruppo di ceramisti, appartenenti alle più importanti botteghe di Caltagirone (Maurici, Gangarella, Savia, Sperlinga) si trasferì a Burgio, influenzando in maniera profonda la produzione dei ceramisti locali.

L’arte tramandata

I caltagironesi insegnarono ai ceramisti di Burgio, dove, peraltro, esisteva già una produzione di terrecotte per usi domestici e per la campagna, l’uso degli smalti e dei colori. Nacque così, nella piccola cittadina dell’estremo versante occidentale della provincia di Agrigento, la ceramica artistica. Un’arte che vivrà il suo periodo aureo tra la seconda metà del XVII e la prima metà del XVIII secolo, grazie ad una ricca ed elegante produzione di vasi da farmacia. Si tratta di vasi, albarelli, bottiglie, cilindri, piatti, ciotole di varie dimensioni con decorazioni floreali e zoomorfe, prodotti in età moderna, allestiti da Enzo Fiammetta nelle teche del prestigioso museo belicino, che offrono ai visitatori un excursus completo sullo sviluppo dell’antica tradizione ceramica delle botteghe burgitane.

Ceramiche perfettamente integrate

Come affermano i curatori, “la ceramica di Burgio dialoga perfettamente con le collezioni del museo delle Trame Mediterranee di Gibellina. Fa riferimento ad un unico contesto culturale, quello appunto del mare nostrum, che a partire dal Medioevo e attraverso l’età moderna fino al XIX secolo, è stato animato da uno scambio incessante di idee, istanze artistiche e saperi artigianali. Tutto ciò ha prodotto una koiné artistica leggibile nelle opere esposte in mostra, proiettandole in una dimensione tutt’altro che locale”.

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