La società Logistica Ospedaliera ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 65 addetti al settore delle attività di supporto logistico dei servizi integrati situati nei presidi ospedalieri dell’Azienda sanitaria Provinciale di Trapani. Questi lavoratori risultano strutturalmente in esubero perché il 31 agosto prossimo scadrà l’appalto.

A lanciare l’allarme è Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Palermo Trapani che afferma “la società in vista della conclusione dell’appalto prevista per il 31 agosto prossimo ha avviato la procedura di licenziamento collettivo che riguarda tutto il personale impiegato nei presidi ospedalieri dislocati sul territorio della provincia di Trapani. Qualche giorno prima dell’avvio della procedura, siamo stati ricevuti dal Direttore Generale dell’ASP di Trapani, De Nicola, al quale come Fisascat avevamo inviato richiesta di incontro proprio per ricevere informazioni sulle determinazioni che l’azienda ospedaliera avrebbe intrapreso in previsione della scadenza dell’appalto. Già in quella occasione avevamo appreso che non era intenzione dell’Ente procedere con una proroga nè tantomeno pubblicare altro bando per l’affidamento dei servizi. Una doccia fredda per i lavoratori che hanno visto di colpo svanire le speranze sul loro futuro lavorativo”.

Sembrerebbe, infatti, che sia intenzione dell’Asp attingere per scorrimento di graduatoria da un bacino di persone i lavoratori da assumere, almeno inizialmente, a tempo determinato.

“Pur registrando favorevolmente che si daranno opportunità lavorative a persone che probabilmente sono fuori dal mercato del lavoro da anni – continua la Calabrò – riteniamo che la nuova occupazione non debba e non possa passare dalla perdita di occupazione delle 65 unità che con professionalità e abnegazione svolgono il servizio da oltre un decennio. Pur convenendo sulla necessità di attuare strategie che mirino alla razionalizzazione delle risorse, attraverso processi di internalizzazione dei servizi, rivendichiamo la salvaguardia dei lavoratori occupati già negli appalti.

Invece di tagliare posti di lavoro, le amministrazioni pubbliche dovrebbero pensare a sviluppare servizi che siano produttivi e nei quali poter utilizzare i lavoratori attualmente occupati fornendo loro anche percorsi di riqualificazione professionale. Una terra come la nostra di certo non può permettersi né di creare altri bacini di disoccupati né di aggravare ulteriormente la spesa pubblica attraverso l’erogazione di ammortizzatori sociali che non possono essere intesi come ‘panacea’ di tutti i mali. Il dramma riguarda lavoratori che percepiscono poche centinaia di euro al mese, spesso monoreddito. È dovere delle Istituzioni e delle parti sociali trovare soluzioni che tutelino le fasce più deboli della società attraverso strategie che scongiurino il pericolo di innescare meccanismi di macelleria o, ancor peggio, cannibalismo sociale”.