Una delegazione di Antigone Sicilia ha visitato il centro di permanenza per il rimpatrio di Trapani-Milo.

La visita, volta a verificare le condizioni dei migranti irregolari, trattenuti, “conferma – dicono i componenti dell’associazione – ancora una volta il “paradosso” di una detenzione amministrativa, in luoghi alienanti con letti, tavoli e sedili in cemento armato, con un sistema di controllo rigido. Non è stato possibile incontrare i migranti e recinzioni e grate da carcere di massima sicurezza”. Una situazione molto grave secondo l’associazione.

“Il paradosso – dicono i rappresentati dell’associazione – è dato dal fatto che i migranti vengono sottoposti alla privazione della libertà personale in forza di una disposizione amministrativa e non di una decisione di un giudice terzo, che è “relegato” ad un controllo meramente formale.

Alienazione e disperazione si toccano con mano, in una struttura che non offre altro che una uscita per il rimpatrio.

Nessuna attività educativa e socializzante, solo quadrati di cemento in cui trascorrere le ore nella noia.

Gli operatori del consorzio affidatario lavorano con impegno, ma resta un punto oscuro la gestione della sicurezza, affidato alle forze armate e alle forze dell’ordine”.

La stretta sui migranti

Intanto arriva la stretta sui migranti. Un centro per il rimpatrio per ogni regione, velocizzazione del riconoscimento dei minori ed estensione del trattenimento fino a 18 mesi, il massimo consentito dall’Unione Europea. Il “cambio di paradigma” è stato annunciato ieri sera dalla premier Giorgia Meloni. L’italia affronta, dunque, così la nuova emergenza. Si passa per questi punti strategici che rappresenteranno l’ossatura dell’ennesimo pacchetto sicurezza che il governo si appresta a varare nel consiglio dei ministri di lunedì, e che probabilmente sarà inserito come emendamento al decreto Caivano sulla violenza giovanile.

Accelerazione su provvedimenti già allo studio

La presidente del Consiglio accelera e si prepara dunque a realizzare la nuova stretta contro l’immigrazione clandestina. Ad oggi, infatti, i Cpr sono appena dieci – più che insufficienti, come ha sottolineato Meloni nel video – e peraltro in molti casi versano in condizioni di degrado. Per questo palazzo Chigi affiderà alla Difesa il compito di individuare strutture dismesse o in disuso dove realizzare i nuovi centri, che dovranno essere recintati e facilmente sorvegliabili. Si pensa, in particolare, alle caserme o alle strutture pubbliche inutilizzate. I centri, comunque, saranno realizzati in aree con una bassa densità di popolazione. Come in Sardegna, dove a Macomer partiranno a breve i lavori nell’ex carcere in provincia di Nuoro che ospita il Centro: nel nuovo braccio ristrutturato ci saranno 32 nuovi posti, che si aggiungono ai 50 già occupati. La prossima settimana ci sarà un sopralluogo dei tecnici della ditta incaricata dei lavori, insieme a quelli di Invitalia, che gestisce la procedura di gara per conto del ministero dell’Interno.

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