Bisognerà aspettare la fine dell’autopsia sul corpo di Matteo Messina Denaro che si svolge in un’area appositamente predisposta e blindata dell’Ospedale de L’Aquila ad opera dal medico legale Cristian D’Ovidio, professore universitario a Chieti prima di conoscere i tempi esatti per le esequie. Partirà probabilmente domani, quindi l’iter per lo spostamento della salma e il rientro in Sicilia. Per l’esattezza il corpo tornerà nella sua Castelvetrano, nel Trapanese, dove è atteso proprio nella giornata di domani, secondo una tabella di marcia concordata fra autorità carcerarie e magistratura. Nessun funerale, la famiglia rispetterà le ultime volontà del boss che aveva espresso dure critiche alla chiesa. Al termine dell’esame autoptico la salma del boss verrà immediatamente trasferita sul carro funebre
Dettagli ancora da limare
Ancora in realtà c’è qualche dubbio da dissipare. A cominciare proprio dal materiale trasferimento del corpo. Sono in atto gli ultimi accorgimenti per mettere a punto l’organizzazione per il trasporto che dovrebbe avvenire con un furgone blindato. Quel che appare certo è che sarà seppellito nella cappella di famiglia a Castelvetrano il boss morto poco prima delle due della notte scorsa nell’ospedale de L’Aquila. La cerimonia, dunque, privata e molto breve. Si terrà direttamente nel cimitero di Castelvetrano, nella stessa cappella di famiglia dove sarà posto accanto al padre Francesco, capomafia della provincia di Trapani alla fine degli anni ’80, morto d’infarto durante la latitanza.
Un clima pesante
Si registra un clima pesante attorno al rientro della salma in Sicilia. Se ne discute e non solo nell’Isola. L’intera Italia appare divisa fra indignazione e chi invece fa le condoglianze pubbliche anche sui social. Ci si divide tra chi mette avanti il pesantissimo curriculum criminale del super boss, latitante per 30 anni, che non merita alcuna pietà. E chi invece sostiene che nessun essere umano può essere in grado di dare giudizi di fronte alla morte.
“Di fronte ai morti non si può che avere pietà ma guardando al vissuto di Matteo Messina Denaro il giudizio è certamente negativo. Lui ha trascorso una vita eliminando gli altri, ma per raggiungere, alla fine, quali obiettivi?”. Lo dice Rino Germanà, ex commissario di polizia a Mazara del Vallo, oggi in pensione dopo aver guidato la questura di Piacenza. Proprio Messina Denaro era nel commando che il 14 settembre 1992 sparò contro Germanà sul lungomare Fata Morgana a Mazara del Vallo. L’allora commissario di Polizia scese dalla Fiat Panda e si tuffò in acqua, riuscendosi a salvare dai colpi sparati da un kalashnikov e un fucile caricato a pallettoni. “Messina Denaro sa bene che segreti si porta nella tomba; se io mi fossi trovato faccia a faccia con lui da vivo, non gli avrei detto nulla, quello che avrebbe dovuto parlare era lui e, sono certo, che sarebbe stato liberatorio farlo”, ha aggiunto Germanà.
Vietati i funerali pubblici
Per motivi di ordine pubblico e per esigenze investigative, la questura di Trapani disporrà alcune misure anche per controllare chi parteciperà all’ultimo saluto. Vietati i funerali pubblici a prescindere dalle ultime volontà del boss che aveva lasciato detto di non volere un funerale religioso. L’ospedale ‘San Salvatore’, dove è morto Messina Denaro, è rimasto blindatissimo fin dalle ore immediatamente successive alla morte. Il boss venne ricoverato l’8 agosto scorso per l’aggravarsi delle condizioni di salute a causa del tumore al colon.
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