Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione di beni aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto. Sono le accuse con le quali i Carabinieri della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani hanno arrestato il presunto boss della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Mariano Saracino, 69 anni. Con lui le manette sono scattate per i suoi presunti luogotenenti Vito Turriciano, 70 anni, Vito Badalucco, 59 anni e Vincenzo Artale, 64 anni per le ipotesi di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, intestazione fittizia aggravata, furto e violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Il grande blitz nella provincia di Trapani è scattato alle prime luci dell’alba ed ha impegnato un centinaio di militari e un elicottero. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Palermo ed è iniziata nel 2013 dopo una serie di attentati a imprenditori edili e del movimento terra vessati dai boss della zona.

I carabinieri hanno ricostruito danneggiamenti che sarebbero stati ordinati proprio dalla famiglia di Castellammare del Golfo, che fa parte del mandamento di Alcamo, e al cui vertice, secondo gli investigatori, c’è proprio Saracino, già condannato per associazione mafiosa e da sempre legato alla storica “famiglia” alcamese dei Melodia.

Le intimidazioni erano indirizzate alle imprese, impegnate in opere pubbliche, che si erano rifiutate di acquistare il calcestruzzo  dagli imprenditori indicati dalle famiglie della zona. Su questo fronte le indagini continuano anche per meglio comprendere il contesto imprenditoriale e distinguere le imprese vittime da quelle colluse con Cosa Nostra

L’odierna ordinanza scaturisce dal meticoloso lavoro investigativo condotto dalla Compagnia Carabinieri di Alcamo e diretto dalla DDA di Palermo a partire dal gennaio 2013. Due anni di complesse attività d’indagine che hanno permesso di far emergere l’attuale organigramma mafioso della cupola castellammarese operante in uno degli storici territori controllati da Matteo Messina Denaro.

Nello specifico, le attività investigative sono scaturite da una recrudescenza di attentati incendiari ai danni di imprenditori operanti nell’edilizia nel territorio del comune castellammarese sul finire del 2012. Le forze dell’ordine hanno capito come i danneggiamenti ai mezzi e veicoli del settore dell’edilizia e del movimento terra si collocassero in un contesto mafioso legato alla famiglia di Castellammare del Golfo, facente parte del mandamento di Alcamo, che vede al vertice proprio Mariano Saracino già condannato per associazione mafiosa  e da sempre legato alla famiglia alcamese dei Melodia.

In particolare, le investigazioni si sono concentrate su un gruppo di soggetti che, attraverso condotte riconducibili alle modalità operative di Cosa Nostra, imponevano la fornitura di calcestruzzo a diversi imprenditori impegnati in lavori privati o in opere pubbliche.

È stata dimostrata la volontà della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo di favorire Vincenzo Artale, responsabile di una società operante nel settore del calcestruzzo, per garantire allo stesso una posizione di forza all’interno del mercato del calcestruzzo. I sodali infatti costringevano con pressioni ed intimidazioni i committenti di lavori privati o le ditte appaltatrici a rifornirsi di cemento dall’imprenditore loro amico. Grazie alle loro pressioni sugli imprenditori, Artale è riuscito ad aggiudicarsi tutte le maggiori forniture nei lavori in zona.

Oltre alle 5 misure in carcere sono state inoltre notificate 6 informazioni di garanzia nei confronti di altrettanti soggetti responsabili a vario titolo di intestazione fittizia di beni e favoreggiamento personale, per tutti con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata Cosa nostra.
Diversi sono stati infine gli episodi estorsivi accertati nel corso dell’indagine, alcuni dei quali rilevati anche con la collaborazione delle vittime.
Nel corso dell’operazione è stata sequestrata inoltre l’azienda “SP Carburanti s.r.l.”, con sede legale a Castellammare del Golfo, considerata fittiziamente intestata a prestanome, ma riconducibile alla famiglia mafiosa del paese.

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