Una condanna, una assoluzione, otto imputati prosciolti per intervenuta prescrizione. È l’esito del processo celebrato innanzi il Tribunale di Trapani, giudice monocratico Roberta Nodari, che vedeva imputate per falsa testimonianza dieci persone che, secondo il pm Sara Morri, avrebbero dichiarato il falso al processo per l’omicidio del giornalista sociologo Mauro Rostagno, assassinato a Lenzi il 26 settembre 1988.

I nomi

Antonio Gianquinto, dentista trapanese, è stato condannato a due anni di reclusione, pena sospesa. L’ex sottufficiale della Guardia di finanza Angelo Voza è stato assolto perché il fatto non sussiste. Prescrizione per l’ex luogotenente dei carabinieri Beniamino Cannas; per il giornalista Salvatore Vassallo, collega di Rostagno; per Caterina Ingrasciotta Bulgarella, editrice di Rtc, l’emittente locale presso cui lavorava Mauro Rostagno; per gli operai Liborio Fiorino, Salvatore Martines e Rocco Polisano; per Natale Torregrossa, gran maestro massone che apparteneva alla loggia coperta del circolo Scontrino; per la vedova di Angelo Chizzoni, generale dei servizi segreti, la svizzera Leonie Chizzoni Heur.

La sentenza

Per l’omicidio di Mauro Rostagno è stato definitivamente condannato il capo mafia di Trapani Vincenzo Virga, mentre è stato assolto il presunto killer della mafia trapanese Vito Mazzara, accusato di essere l’esecutore materiale del delitto Rostagno.

Virga, ritenuto la figura centrale della regia del delitto, trent’anni fa era il rappresentante “provinciale” della cupola mafiosa: l’agguato a Rostagno che era a bordo della sua Duna, avvenne a Lenzi, vicino Trapani, il 26 settembre 1988.

Rostagno venne prima colpito in auto e poi finito. Prima di morire riuscì a fare rannicchiare e a salvare la segretaria Monica Serra che era al suo fianco. L’accusa era convinta che a impugnare il fucile, spezzato dalle esplosioni, fosse stato Vito Mazzara, capomafia di Valderice.

Rostagno dava fastidio alla mafia

Rostagno svolgeva un “esemplare lavoro giornalistico” dall’emittente Radio Tele Cine che dava fastidio alla mafia. Rostagno, dopo gli studi in sociologia a Trento e gli anni della contestazione era arrivato a Trapani per fondare la comunità di Saman per tossicodipendenti.

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