La Procura di Marsala ha citato a giudizio il giudice Maria Angioni per diffamazione, aggravata a mezzo stampa nei confronti di un ispettore di polizia del commissariato di Mazara del Vallo. L’atto è stato firmato dal sostituto Marina Filingeri.

Prima udienza del processo il 10 novembre

La prima udienza del processo davanti al Tribunale in composizione monocratica è stata fissata per il prossimo 10 novembre.

La tesi dell’accusa

Secondo l’accusa, durante un programma televisivo, il giudice Angioni avrebbe detto che l’ispettore, nell’ambito delle ricerche della piccola Denise Pipitone, sarebbe stato uno degli uomini delle forze dell’ordine che l’1 settembre 2004 si recarono nella palazzina dove abitava Anna Corona. “Così insinuando – sostiene l’accusa – nuovamente irregolarità nello svolgimento di tale accesso”.

La mancata perquisizione a casa di Anna Corona

Gli uomini delle forze dell’ordine, infatti, qualche ora dopo la scomparsa di Denise (era il primo pomeriggio dell’1 settembre), non entrarono nell’appartamento di Anna Corona, ma di una vicina di casa. “Fu lei – disse uno dei poliziotti al processo – a farci cenno di accomodarci in quell’appartamento…”.

Tra i poliziotti non c’era l’ispettore al quale ha fatto riferimento Angioni

Tra quei poliziotti, però, secondo l’accusa, non c’era l’ispettore, in quanto “sospeso dal servizio dal luglio 2002 al 2 febbraio 2005, in seguito ad una misura cautelare emessa nell’ambito di un’indagine in materia di prostituzione della quale era titolare proprio la dottoressa Angioni”.

Angioni nell’occhio del ciclone

Da mesi, ormai, Maria Angioni è nell’occhio del ciclone per le sue dichiarazioni in merito al caso di Denise Pipitone e per le sue affermazioni relative alle indagini che ritiene siano state fatte male o comunque in modo carente nell’immediatezza della scomparsa della bambina. Angioni è sotto processo a Marsala per false informazioni al pm. A febbraio aveva lanciato nuovi spunti.
Ai cronisti aveva detto: “Alla persona che mi ha parlato di un grande edificio verde, un magazzino, vicino al mare, a Mazara del Vallo, che potrebbe avere avuto a che fare con la scomparsa di Denise Pipitone, ho detto: ‘vada alla stazione dei carabinieri o al commissariato di polizia di riferimento e dica quello che ha raccontato a me’. A tutti quelli che mi riferiscono qualcosa io dico sempre: prendetevi le vostre responsabilità e andate dalle forze dell’ordine competenti. Poi, saranno loro a valutare se si tratta di elementi meritevoli di approfondimento, oppure no”.

“Potrebbero emergere spunti investigativi”

Il magistrato, che indagò sulla scomparsa della bambina, è accusato di aver detto il falso ai pm a proposito di presunti depistaggi delle indagini. La donna si è inoltre resa protagonista, come detto, di diverse dichiarazioni ai media.
“Su questo edificio verde, di cui non avevo alcun ricordo, ho fatto un post per capire se quello che mi è stato detto ha un minimo di riferimento o è completamente inventato. Soprattutto nei miei vecchi appunti e ricordi, ma anche negli atti del processo che ho letto quando sono stata autorizzata, ci sono tante cose. Molte potrebbero essere completamente inutili, ma quando si inizia a fare un ragionamento nuovo può capitare che alcuni elementi che prima nessuno aveva mai preso veramente in considerazione, esattamente i tabulati di tutti quelli che erano lì, consentano di mettere a fuoco un quadro complessivo dal quale potrebbero emergere altri spunti investigativi“, aveva aggiunto.

“Stranezze nei tabulati”

Infine aveva detto: “Dai tabulati emergono delle stranezze. E’ mancato un lavoro di polizia giudiziaria, e non del pm, che poi valuta. Le indagini sono nate dirottate verso determinate persone. E cioè quelle, poi, processate: Jessica Pulizzi e Gaspare Ghaleb (la prima assolta nei tre gradi di giudizio, il secondo prima condannato per false dichiarazioni al pm e poi prescritto, ndr). Io adesso spero che qualcuno colga l’esca e vada a guardare i tabulati”.

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