Sulla scomparsa di Denise Pipitone da Mazara del Vallo nel settembre del 2004 si aprono nuovi squarci. O almeno ne è convinta l’ex pubblico ministero Maria Angioni che ieri è stata sentita davanti al tribunale di Marsala dove è finita sotto accusa per false dichiarazioni. La Angioni, che indagò sul caso, aveva denunciato falle e depistaggi nelle indagini sulla scomparsa di Denise. Ma poi queste sue dichiarazioni furono considerate false. Ieri, al termine di dichiarazioni spontanee e dopo aver visionato alcuni documenti dell’accusa, ha detto di aver avuto ricordi falsati della vicenda. Per la Procura sarebbe stata una ritrattazione: da qui la decisione di chiedere il proscioglimento. Ma per il giudice, Angioni non avrebbe espressamente ritirato le sue accuse per cui il proscioglimento non sarebbe ipotizzabile.

“Non ho ritrattato”

“Non ho ritrattato – ha detto l’ex pm ai microfoni appena fuori dall’aula -. Con la decisione della giudice Montericcio di non accogliere la richiesta di proscioglimento ho ottenuto il mio obiettivo, che è quello di perseguire la verità nel caso Denise, per il quale, di recente, credo di aver fornito importanti spunti investigativi, come quello dell’acquisto di sim telefoniche da un negozio di Terni, del quale non figura indirizzo e partita Iva, utilizzate l’1 settembre 2004 da persone, una anche molto importante, che potrebbero avere avuto un ruolo nel sequestro della bambina. E il tracciato di una queste sim, il giorno della scomparsa, è compatibile con la zona del sequestro e le vie di fuga dalla città”.

Ammessi testi

Il giudice Giuseppina Montericcio ha ammesso alcuni dei testi chiesti dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano e Andrea Pellegrino. Sono stati ammessi l’ex procuratore della repubblica di Marsala Antonino Silvio Sciuto, l’ex sostituto Luigi Boccia, che insieme alla Angioni furono tra i primi a indagare sulla scomparsa della bambina da Mazara del Vallo l’1 settembre 2004; gli allora consulenti della Procura marsalese Luigi Simonetto, Paolo Agate e Gioacchino Genchi, l’allora dirigente del commissariato di polizia di Mazara, Antonio Sfamemi, e la fidanzata dell’epoca Stefania Letterato, che era amica di Anna Corona, madre di Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise, processata e assolta per concorso nel sequestro. E ancora: due marescialli dei carabinieri, Lombardo e Di Girolamo, Piera Maggio e Giovanni Caravelli, direttore dei servizi segreti (Aise) e il giornalista Angelo Maria Perrino, direttore di “Affaritaliani”.

Non ammesso Gianni Letta

Il giudice Montericcio non ha, invece, ammesso, perché presentata fuori tempo massimo, una seconda lista presentata dalla difesa, nella quale figurava anche il nome dell’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta. Quest’ultimo, ha spiegato la Angioni, “ai primi del 2005 era presente a Palazzo Chigi, mi ha riferito l’avvocato Giacomo Frazzitta, quando Piera Maggio, in qualità di parte offesa, e il suo legale furono convocati per chiedere loro ‘spiegazioni’ sui ‘problemi’ tra la Procura di Marsala e la polizia”. I magistrati, infatti, avendo indagato su alcuni poliziotti del commissariato di Mazara, poi condannati, e sulla base di alcune intercettazioni non si fidavano della polizia e affidarono le indagini sul sequestro Denise alla sezione di pg dei carabinieri della Procura. All’incontro romano sarebbe stato presente anche l’allora capo dello Sco, Carluccio. La prossima udienza del processo alla Angioni sarà il 14 febbraio. Tra i testi citati per quella data il pm Luigi Boccia.

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