“La scorsa settimana una donna ha partorito nei pressi di un casello autostradale dopo aver percorso oltre sessanta chilometri per raggiungere l’ospedale di Patti, oggi invece apprendiamo di una futura mamma di Pantelleria, costretta ad attendere il parto a Trapani e a proprie spese, lontano da casa e per giunta in un momento di profonda crisi economica il tutto nel persistente e imbarazzante silenzio dell’assessore Razza e del governo regionale”.

A dirlo sono Antonio Ferrante e Nicola Marchese del Partito democratico, che commentano la notizia di una donna di Pantelleria costretta ad attendere il parto in una casa in affitto a Trapani per la persistente chiusura dei punti nascita.

“Il governo regionale – continuano Ferrante e Marchese – si esprima in modo chiaro una volta per tutte, se i punti nascita e di prossimità come quelli di Pantelleria e Sant’Agata per Musumeci e Razza non sono una priorità se ne assumano la responsabilità davanti ai tanti siciliani costretti a percorrere decine di chilometri o addirittura spostarsi in altri comuni per poter dare alla luce i propri figli correndo rischi inaccettabili. Da parte nostra continueremo a lottare perché su un evento gioioso come la nascita di un figlio non ci siano più siciliani di serie A e di serie B”.

La storia di Noemi Valenza è stata resa nota ieri da Il Giornale di Pantelleria.
La giovane, si trova a Trapani, dove è stata trasferita in elisoccorso, dal 25 aprile.
Noemi quel giorno aveva accusato delle lievi contrazioni. E’ stata ricoverata per tre giorni, poi dimessa poiché non era ancora in travaglio.

Il suo bimbo dovrebbe nascere il 23 maggio. Da qui la decisione di prendere una casa in affitto a Trapani. Noemi è stata raggiunta dal marito e dal figlio di 3 anni.

Sempre a Il Giornale di Pantelleria, non ha esitato ad esternare tutte le proprie difficoltà: “Il disagio che viviamo è veramente una cosa orribile! Sia economicamente: i soldi sembrano non bastare mai, soprattutto quando si è fuori casa, in affitto sotto spese e per così tanto tempo; sia psicologicamente: è una cosa demoralizzante! Siamo costrette a partire e, nel mio caso, ho dovuto portare con me mio figlio, costretto anche lui a sacrificarsi, chiuso qui senza i suoi spazi, i suoi giochi, le sue abitudini lontano anche lui da tutti i nostri affetti e ogni sera mi dice “mamma torniamo a casa!!” Uno strazio! A complicare le cose le restrizioni a causa del Covid-19 quindi, un bimbo quasi sempre chiuso in una casa non sua! Mi chiedo ma con quale stato d’animo può una donna, una mamma affrontare serenamente un parto?”