Un’ampia riflessione sul tema del ritratto nel corso dei secoli, dal Quattrocento di Antonello da Messina ai maestri del XX secolo, provenienti dalle collezioni dei musei civici milanesi. I protagonisti del Novecento, da Boccioni a Modigliani da Martini a Marini, avviano un ideale e virtuale colloquio con l’opera del Laurana, capolavoro dei musei siciliani.
Un filo rosso, impalpabile, che cuce insieme i secoli e le figure che, ciascuno a suo modo, ha affrontato il modus del ritratto, diverso da sé, incline al racconto per particolari, padrone di uno sguardo che ora scompone ora ricompone. Sia esso una sperimentazione di Modigliani o l’intenso autoritratto di Fausto Pirandello o ancora il calco in gesso di un busto del Gagini. Nasce dalla collaborazione tra istituzioni e musei della Regione Siciliana e del Comune di Milano, con il supporto di MondoMostre Skira, “Il ritratto nel Novecento. Capolavori dai Musei Civici di Milano”, esposizione che si apre il 10 agosto – vernissage venerdì 9 agosto alle 18, alla presenza del goveratore della Regione Siciliana, Nello Musumeci – al Museo Regionale “Agostino Pepoli” di Trapani, che la ospiterà fino al 10 novembre.
«Questa mostra, l’ultima del trittico dopo le due rassegne antonelliane di Palermo e Milano – sottolinea il presidente Musumeci – è un evento culturale di prima grandezza. Ho voluto che si tenesse a Trapani, provincia nella quale il governo della Regione intende investire con interventi di promozione, in cui la cultura è chiamata a essere grande attrattore turistico e di marketing del territorio. In questa visione, l’esposizione e la stessa città diventano simbolo di come l’arte possa svolgere una grande missione civile di coesione nazionale e cooperazione tra Nord e Sud del Paese».
Si tratta di un progetto nato da tempo, uno scambio di intenti che è cresciuto in occasione delle mostre costruite e dedicate ad Antonello da Messina, che ha visto l’Annunciata, parte della collezione dell’Abatellis, in colloquio diretto con le altre opere del grande pittore. Una mostra che ha avuto un grandissimo riscontro di pubblico prima a Palermo, poi a Palazzo Reale a Milano. Progetto di collaborazione voluto dall’assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Tusa, a cui è dedicato, dopo la sua scomparsa nel disastro aereo in Eritrea nella scorsa primavera.
La mostra “Il ritratto nel Novecento. Capolavori dai Musei Civici di Milano” – a cura di Evelina De Castro e Anna Maria Montaldo, direttori rispettivamente di Palazzo Abatellis a Palermo e del Museo del Novecento a Milano, con la collaborazione di Roberto Pini, su progetto espositivo del direttore del Museo Pepoli, Roberto Garufie di Laura Galvano – racchiude undici capolavori dal Museo del Novecento e dalla Gam di Milano. Opere che segnano un itinerario tracciato da grandi personalità che incontrano idealmente gli antichi maestri siciliani che, cinque secoli prima, diedero la svolta in senso moderno al tema del ritratto.
Dal Busto di Pietro Speciale di Domenico Gagini e dal Busto di gentildonna di Francesco Laurana, nella versione del Louvre furono tratti i due calchi in gesso esposti in mostra: il primo fu presentato all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, il secondo fu richiesto probabilmente dall’archeologo Antonino Salinas, alla Gipsoteca del Louvre di Parigi per accostarlo al gemello originale marmoreo di Eleonora d’Aragona, appena entrato al Museo Nazionale. Laurana e Gagini, interpreti inventori in Sicilia del ritratto umanistico in scultura, divengono modelli artistici tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Il percorso tra i capolavori della ritrattistica del Novecento prende il via alle soglie del secolo con un confronto tra due opere prefuturiste come il Ritratto di Nunzio Nasi del 1902 di Giacomo Balla, ideale “padrone di casa” dalla collezione del Museo Pepoli di Trapani; e il malinconico Ritratto della madre del 1907 di Umberto Boccioni. Gli esordi futuristi di Mario Sironi – di cui è presente in mostra la Testa futuristadel 1913 – e le sperimentazioni di Amedeo Modigliani con il Ritratto di Béatrice Hastings del 1915 – uno dei 15 che dedicò alla sua musa ed amante nei due anni della loro burrascosa storia d’amore – introducono alle opere del cosiddetto “Ritorno all’ordine” come il purissimo Busto di ragazzo del 1921 di Arturo Martini – forse l’opera in mostra che più annoda stilemi con il Quattrocento antonelliano -, Autunno del 1935 di Giorgio de Chirico, omaggio al Rinascimento attraverso il ritratto della compagna, lsabella Far Pakszwer; o la celebre Margherita del 1936, simbolo del Realismo magico di Antonio Donghi. Accanto a questi completano il panorama delle esperienze artistiche degli anni tra le due guerre, l’intenso e impietoso Autoritratto del 1940 di Fausto Pirandello e l’arcaicizzante Ritratto della Signora Sachs, sempre del 1940, di Corrado Cagli. Il percorso si chiude con l’Homme assise (Le Fumeur) del 1967, una delle prime opere del ciclo dei Moschettieri dove, lontano dalle ricerche cubiste, un Picasso ormai anziano e stanco, immalinconito dai ricordi irrealizzati, riesce a dare nuova vita e significato al genere del ritratto ideale.
Il Museo regionale “Agostino Pepoli” ha sede nell’ex convento dei Padri Carmelitani, a Trapani, attiguo al santuario di Maria SS. Annunziata, dove si venera il trecentesco simulacro marmoreo della Madonna di Trapani, attribuita a Nino Pisano. Il Museo accoglie nella sua collezione, tele e tavole tra XIII e XIX secolo, sculture di scuola gaginiana, presepi di artigiani trapanesi in legno, tela e colla; gioielli appartenenti al tesoro della Madonna di Trapani, argenti della tradizione trapanese e alcune splendide opere in corallo; paramenti sacri, giunti al museo dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1867 e abiti nobiliari; maioliche e cimeli del Risorgimento.
ORARI: da martedì a sabato 9.00 > 17.30
domenica 9.00 > 12.30 | chiuso lunedì
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