“Abbiamo scoperto un connubio sistemico finalizzato alla corruzione tra imprenditoria e politica”. Così il procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia ha commentato l’inchiesta Mare Monstrum che ha portato all’arresto dell’armatore Ettore Morace, il candidato sindaco di Trapani Girolamo Fazio e un funzionario regionale.

“L’inchiesta – ha sottolineato – parte da un atto coraggioso di un funzionario regionale, subentrato a quello che aveva curato l’emissione dei bandi che avevano favorito Morace, che si è aperto a una totale collaborazione con gli inquirenti”.

In 10 mesi l’inchiesta si è conclusa. Alcuni tronconi saranno inviati ad altre procure. L’inchiesta riguarda i territori di Palermo, Trapani, Napoli, Livorno e Messina.

Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha sottolineato la rapidità con cui anche l’ufficio dei Gip si è mosso e la novità di due comandi provinciali dell’Arma, Palermo e Trapani, che hanno lavorato insieme.

Tra gli arrestati nell’inchiesta oltre a Girolamo Fazio ed Ettore Morace anche Giuseppe Montalto, 46 anni, coordinatore della segreteria particolare dell’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio.

Montalto, posto ai domiciliari, in assessorato aveva svolto lo stesso ruolo, dal novembre 2014, con il precedente assessore Giovanni Pizzo; è un esterno all’amministrazione regionale e il suo è un incarico fiduciario.

Svelati nel corso della conferenza stampa in Procura, a Palermo, particolari dell’inchiesta: l’armatore Ettore Morace, entrando in contatto con un politico nazionale, tramite un altro politico, avrebbe ottenuto l’approvazione di un emendamento che riduceva dal 10 al 4 per cento l’Iva sui trasporti marittimi urbani. Sia il politico, che il tramite, hanno ricevuto, in cambio due rolex, sono indagati e hanno ricevuto un avviso di garanzia. L’operazione ha creato un ammanco di 7 milioni di euro nelle casse dello Stato. Uno dei Rolex è stato restituito dal beneficiario del regalo durante la perquisizione.

Un’inchiesta che sta sollevando non poche polemiche per la sua contemporaneità con la chiusura dei termini per la presentazione delle liste per le prossime elezioni amministrative che vedono anche la città di Trapani al voto. A rispondere a chi ha parlato “di giustizia ad orologeria”, per l’arresto di Fazio, candidato alla poltrona di primo cittadino ed adesso fuori gioco dalla competizione elettorale, e la notizia di ieri dell’obbligo di dimora per un altro candidato il senatore Antonino D’Ali, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi risponde: “I tempi delle indagini e della politica sono diversi e a volte possono crearsi sovrapposizioni temporali. Quando questo capita, comunque, in mancanza di una conoscenza precisa dei fatti, nessuno è autorizzato a parlare di giustizia a orologeria”.

“Se guardiamo l’origine e lo sviluppo di questa indagine e la sua rapidità – ha aggiunto – in un momento in cui tutti chiedono una giustizia veloce, parlare di giustizia a orologeria è affrettato e ingeneroso”.

Quanto alla richiesta di soggiorno obbligato fatta ieri dalla dda di Palermo nei confronti del senatore Antonio D’Alì, concorrente di Fazio nella corsa a sindaco, “la sentenza di appello dalla quale sono stati tratti elementi importanti per la definizione della proposta è stata depositata il 14 aprile scorso. La preparazione di un provvedimento in tempi così brevi risponde da sola a qualunque obiezione”.

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