E’ indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena Martina Gentile, figlia della maestra Laura Bonafede arrestata oggi dai carabinieri perché ritenuta una delle principali fiancheggiatrici di Matteo Messina Denaro.

La Procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza di Messina Denaro.

La lettera

I carabinieri del Ros dopo l’arresto del latitante, hanno trovato una lettera scritta da Martina al capomafia che svela secondo il gip “un affetto quasi filiale nei confronti di Messina Denaro, affetto, peraltro, intensamente contraccambiato da quest’ultimo, che apprezzava, soprattutto, l’adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno Leonardo Bonafede mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale”.

Martina Gentile per il magistrato “ha certamente intrattenuto col latitante rapporti epistolari utilizzando gli stessi nomi convenzionali già contenuti nella corrispondenza tra la madre e il boss. Dunque, è stata certamente (almeno parzialmente) messa a conoscenza di tale ‘codice’ necessario per preservare la latitanza di quest’ultimo”. Nonostante questo, per il magistrato, a carico della ragazza non risulterebbero condotte concrete di favoreggiamento. Dopo una lunga frequentazione col boss, la giovane non l’avrebbe infatti più visto se non, per caso, il 21 dicembre 2022 (come racconta lei stessa in una lettera), e sarebbe rimasta all’oscuro della grave malattia di cui il capomafia soffre. Per il giudice inoltre è insufficiente, “anche per la sua indeterminatezza ed assenza di concretezza”, la generica disponibilità manifestata dalla ragazza al latitante con la frase, scritta in una lettera: “se posso fare qualcosa per te”

Un rapporto familiare

“Laura Bonafede, dopo avere conosciuto Matteo Messina Denaro nel 1997, ha addirittura instaurato con lo stesso uno stabile rapporto quasi familiare coinvolgente anche la figlia Martina Gentile, durato dal 2007 sino al dicembre 2017 quando venne necessariamente interrotto a seguito di un importante ennesima operazione di polizia, per poi riprendere, appena ‘calmatesi le acque’ negli ultimi anni sino all’arresto del latitante il 16 gennaio 2023”. Lo scrive il gip Alfredo Montalto nell’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per Laura Bonafede.

Laura Bonafede, insomma, era legata a Matteo Messina Denaro “da un pluridecennale rapporto ed aveva, in molteplici occasioni, condiviso con lui spazi di intimità familiare, a volte in compagnia della figlia tanto che i tre si definivano ‘una famiglia’”. I due, secondo quanto scritto dalla stessa Bonafede in una lettera trovata dai carabinieri del Ros, si sono conosciuti nel 1997, quando Matteo Messina Denaro era già latitante insieme al padre Francesco. Entrambi erano protetti da Leonardo Bonafede, il padre di Laura, che aveva “concesso” alla figlia di far visita a Matteo Messina Denaro. “Ventisei anni fa ho chisto di venirvi a trovare e mi è stato concesso – ricordava la donna in una lettera al boss scoperta dai carabinieri- Non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare”.

Il linguaggio segreto di Matteo Denaro

“Amico mio”, “Cugino”, “Blu”, “Venesia” erano i nomi coi quali Matteo Messina Denaro chiamava, nelle lettere, Laura Bonafede la maestra amica del boss e figlia del capomafia di Campobello arrestata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. Ma il linguaggio criptato, che piano piano i carabinieri del Ros e i pm stanno decifrando, è molto complesso. Ad esempio la figlia della Bonafede, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento, è “Tany” o “Cromatina”; la sorella del boss, Rosalia, in gergo era “fragolone”; i due vivandieri Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri “Maloverso” e “Diletta” o “Lest”; l’auto del boss “Margot”. Per Campobello di Mazara il capomafia aveva preso in prestito da Marquez il nome di “Macondo”, mentre la località di mare di Triscina era “Macondino”. Messina Denaro era “Depry”, la malattia di cui soffre “la romena”, la clinica dove faceva le terapie “lo squallido”, “Aragona” era Castelvetrano, “Donna” la madre della Bonafede, “Uomo” il padre, il boss Leonardo. “Tu sai che non piango facilmente ma è da un po’ di mesi che appena penso e parlo di Uomo piango e quando leggo e penso a Depry piango. E’ sinonimo di impotenza, non posso far niente per cambiare questa realtà”, scriveva la Bonafede a Messina Denaro fingendo di parlare di una terza persona (Depry). Restano decine i nomi in codice da interpretare

Articoli correlati