Tredici aziende agricole sono state sottoposte a controllo nelle ultime settimane dai finanzieri di Castelvetrano e Mazara del Vallo, i quali hanno scoperto 34 lavoratori “in nero” ovvero impiegati in totale violazione dei contratti collettivi nazionali.
Due imprenditori sono stati denunciati per aver sottoposto braccianti agricoli di nazionalità straniera, in apparenza
regolarmente assunti, a condizioni di grave sfruttamento. Ad oggi sono state comminate sanzioni per oltre 60 mila euro.
Sono questi, sinora, i risultati complessivi del piano coordinato di controlli in materia di lavoro agricolo eseguiti dalle due citate Tenenze della Guardia di Finanza ed orientati soprattutto nello specifico settore della raccolta delle olive, connotato da particolare sensibilità in ragione dell’impiego di centinaia di lavoratori stagionali di origine africana che ogni anno, tra settembre e novembre, si riversano nel Comune di Campobello di Mazara, Contrada Erbe Bianche, per
essere reclutati a lavorare nei numerosi uliveti della zona.
Proprio a Campobello di Mazara, in particolare, due imprenditori sono stati segnalati alla Procura di Marsala per violazione dell’art. 603 bis del codice penale avendo questi retribuito 15 braccianti stranieri con salari irrisori e in completa difformità a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali.
I lavoratori, infatti, anche se regolarmente assunti, venivano pagati 4 euro “a cassetta”, contenitore che “i più prestanti” riuscivano a riempire in circa quaranta minuti. Tale pagamento “a cottimo” era stato fissato dal datore di lavoro al fine di massimizzare la raccolta. Per raggiungere la paga massima stabilita, il bracciante era quindi costretto a saltare la pausa pranzo e a mantenere turni di lavoro estenuanti. Solo così, infatti, avrebbe potuto raccogliere 12
o 13 “cassette”.
E’ di Castelvetrano, invece, l’imprenditore che ha costituito una società ad hoc con la quale ha “reclutato” oltre 40 lavoratori agricoli, per lo più stranieri, per poi “sub-affittarli” ad aziende terze, con l’unica finalità di guadagnare un euro su ogni kilogrammo di olive raccolte dai braccianti.
Anche se celato da un’apparente regolarità formale, i finanzieri sono riusciti a ricostruire l’insidioso schema fraudolento basato su due distinti casi di distacco illecito di manodopera, in violazione della cosiddetta “Legge Biagi”.
Tre le aziende agricole coinvolte nel raggiro alle quali sono state elevate sanzioni complessive per 40 mila euro.
I descritti risultati operativi testimoniano la consistente presenza ispettiva della Guardia di Finanza nel contrasto al lavoro sommerso e allo sfruttamento della manodopera, con il duplice scopo di tutelare i molti imprenditori che operano nella legalità e contrastare con decisione coloro che, invece, traggono indebiti vantaggi economici e competitivi dalla commissione di gravi illeciti a discapito dei lavoratori.
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