L’unico medico non obiettore di coscienza è in pensione e dallo scorso 11 maggio e all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani è impossibile ricorrere all’aborto, l’interruzione volontaria della gravidanza.
Il coordinamento donne della Cgil e della Uil di Trapani lancia l’allarme e chiede un incontro urgente al direttore generale dell’Asp per aprire un confronto sull’interruzione volontaria della gravidanza, sul potenziamento dei consultori e su come si sta garantendo alle donne l’ecografia morfologica.: “L’azienda sanitaria provinciale è tenuta a garantire un servizio previsto dalla legge”.
“L’azienda sanitaria provinciale – dicono Antonella Granello della Cgil e Antonella Parisi della Uil – è tenuta a garantire alle donne, che ne fanno richiesta, il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza, stabilito dalla legge 194 del 22 maggio del 1978. Ciò che sta venendo meno a Trapani e provincia – proseguono – è il principio di autodeterminazione delle donne a cui deve essere garantito il diritto all’interruzione della gravidanza libero e gratuito affinché possano scegliere liberamente di diventare madri e senza discriminazioni, a seconda delle condizioni personali di ognuna. Il rischio è, adesso, quello che aumentino gli aborti clandestini .”
Per il coordinamento donne di Cgil e Uil la forte preoccupazione è quella che “nelle strutture pubbliche a causa della carenza di medici non obiettori di coscienza non venga garantita l’applicazione della legge costringendole donne ad andare fuori provincia e mettendo a serio rischio la salute e la vita di coloro che potrebbero ricorrere a pericolose pratiche clandestine effettuate da operatori senza scrupoli che la legge ha, invece, negli anni scoraggiato”.
In media a Trapani si registrano annualmente circa 600 richieste di Ivg. Considerato che da oltre un mese il servizio non viene più garantito i sindacati si chiedono, pertanto, quale risposte sono state date alle donne che si sono rivolte al servizio pubblico per effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza.
“Con la riduzione dei medici non obiettori – dicono Antonella Granello e Antonella Parisi – gli aborti alla luce del sole diminuiranno perché le donne saranno costrette, tornando indietro di 40 anni, a ricorrere all’aborto clandestino. Altre, invece, saranno costrette a recarsi in altre provincie aggravando ulteriormente la loro condizione di disagio. Ci batteremo – concludono – affinché anche in provincia di Trapani si garantiscano il servizio di interruzione volontaria della gravidanza, un’adeguata assistenza sanitaria e si potenzino i consultori, così come prevede la legge “.
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