Sono in navigazione verso Mazara del Vallo i due pescherecci “Medinea” e “Antartide” con 18 uomini di equipaggio liberati ieri dal governo del generale Haftar dopo la missione lampo in Libia del premier Conte e del ministro degli Esteri Di Maio. Le imbarcazioni hanno lasciato il porto di Bengasi solo in nottata, un ritardo dovuto alla necessità di ricaricare le batterie dei motori rimaste ferme per 108 giorni dopo il sequestro avvenuto il primo settembre scorso. Per compiere la traversata nel Canale di Sicilia i due motopesca, che viaggiano alla velocità dieci nodi all’ora, dovrebbero impiegare all’incirca 48 ore. L’arrivo a Mazara del Vallo, dove ieri familiari e amici dei peascatori hanno festeggiato la liberazione, è previsto per domenica.

A Bengasi, roccaforte del generale Khalifa el-Haftar sono stati trattenuti da inizio settembre gli equipaggi dei due pescherecci italiani di Mazara del Vallo: 18 persone, tra cui 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi.

Le famiglie dei 18 marittimi di Mazara del Vallo attendono ancora di poter riabbracciare i loro cari dallo scorso 1 settembre data del sequestro dei due pescherecci.

Innumerevoli erano stati da ogni parte, gli appelli al mondo politico ed istituzionale per il loro rilascio che sembra adesso finalmente avvenuto

Per questa vicenda è stato stanziato  mezzo milione di euro destinati alle famiglie dei pescatori sequestrati . Una scelta operata con un emendamento al Dl Rilancio approvato ieri sera in commissione al Senato. Lo stanziamento è destinato a “misure di sostegno ai familiari del personale imbarcato e di contributi all’impresa di pesca, nei casi di sequestro in alto mare da parte di forze straniere anche non regolari” e riguarda anche gli avvenimenti del 2020.

L’emendamento è stato presentato da tre esponenti Iv: Eugenio Comincini, Davide Faraone e Donatella Conzatti.
I Fondi si aggiungono ai 150 mila euro che erano già stato stanziato dal governo della Regione ma la norma nazionale, al contrario del provvedimento regionale, non riguarda., però, soltanto i 18 siciliani.

La polemica, però, non si ferma. Sul fronte nazionale con Salvini che attacca e con i sdubbi sul fatto che il governo italiano ha, di fatto, dovuto riconoscere un governo, quello di Haftar, che non èriconosciuto da nessun Pese al mondo come legittimo. In Sicilia, invece, la polemica è sulla parole del Presidente dell’Ars Miccichè che, con una battuta inopportuna, aveva sòperato che i libici si tenessero ilMinistro Di Maio. Parole tacciate come indegne dai 5 stelle

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