Si sono riaperte le porte del carcere per Sergio Librizzi, l’ex sacerdote e all’epoca direttore della Caritas di Trapani. Gli restano da scontare altri due anni in seguito alla conferma in cassazione della condanna a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni che era stata emessa dalla corte d’appello di Palermo alla fine dello scorso anno. Una vicenda che fece scalpore nel 2014, quando scattarono le manette ai polsi dell’allora prelato che erano considerato un punto di riferimento per la chiesa nella provincia trapanese.

L’iter giudiziario

Librizzi inizialmente venne condannato a 9 anni per concussione e violenza sessuale sia in primo che secondo grado, ma la cassazione annullò e rimandò indietro in appello per la riformulazione della sentenza. Le accuse si sono quindi trasformate in induzione alla corruzione e per questo ebbe una riduzione a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni. Adesso la cassazione si è pronunciata definitivamente confermando la nuova sentenza d’appello riformulata.

Lui negò

“Non è vero, non ho abusato di nessuno” furono le parole che pochi giorni dopo l’arresto pronunciò Sergio Librizzi dopo l’interrogatorio di garanzia. Il prelato venne tenuto sotto torchio per oltre due ore alla casa circondariale di San Giuliano di Trapani ma non aveva ammesso nessuna delle accuse che gli erano state contestate. Inizialmente Librizzi venne accusato di avere abusato di 8 immigrati. A far emergere fuori la vicenda fu proprio uno di questi immigrati ricoverati nelle strutture gestite direttamente da Librizzi che avrebbe raccontato di essere stato minacciato se non avesse ceduto alle avances sessuali del prete.

Le indagini

Nelle oltre 400 pagine redatte dal Gip si coglieva che su diversi aspetti vi erano ancora indagini in corso, in particolare sulle collusioni e complicità che avrebbero reso l’allora sacerdote una vera e propria autorità agli occhi degli immigrati ma non solo. Complicità che avrebbero coperto le sue malefatte nella gestione di alcune pratiche per richiedenti asilo politico, considerato che era componente della commissione ministeriale.

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