Prima adescava i minori, poi ci faceva del sesso e li costringeva anche ad essere ripresi con telecamere. Un pregiudicato, originario della Germania, arrestato nel Trapanese. Risulta residente a Salemi da tempo. Per lui si sono aperte le porte del carcere dopo la condanna.

Le accuse

I carabinieri della stazione di Salemi hanno eseguito l’arresto in esecuzione ad un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Marsala. I reati contestati sono quelli di adescamento di minori, atti sessuali con minorenni e pornografia minorile.

La condanna

L’uomo, in seguito alla sentenza di condanna divenuta definitiva, deve scontare una pena di un anno e mezzo di reclusione per i reati commessi tra gli anni 2015 e 2016 a Salemi. Il 50enne rinchiuso nel carcere Pietro Cerulli di Trapani.

Il caso Nisseno

Le cronache siciliane purtroppo non sono nuove a questo tipo di reati. Nell’ottobre scorso un 27enne di Caltanissetta e un 35enne della provincia di Vicenza furono arrestati dai carabinieri di Torino del nucleo operativo della compagnia di Mirafiori. le accuse per loro erano di violenza sessuale su minore, pornografia minorile aggravata e detenzione ingente di materiale pedopornografico. In pratica avrebbero adescato le loro vittime, tutte minorenni, entrando nelle chat di giochi online, conquistando la loro fiducia con complimenti e rassicurazioni.

L’inchiesta è scattata dopo che una madre di una minore aveva presentato una denuncia nel settembre 2021. Uno degli arrestati, infatti, fingendo in un primo momento di essere una donna, aveva iniziato una conversazione con la bambina attraverso delle chat di un gioco online. I dialoghi tra i due si erano poi spostati su WhatsApp, dove l’uomo avrebbe conquistato la fiducia della piccola con una conseguente richiesta di fotografie e video intimi di lei e del fratellino più piccolo. Un analogo comportamento sarebbe stato tenuto anche dall’altro arrestato.

Organizzazione smantellata nei mesi scorsi

Sempre nell’ottobre scorso figurava anche la Sicilia tra le regioni coinvolte in un’organizzazione smantellata dedita alla pedopornografia. La polizia aveva individuato una rete di utenti che, attraverso una nota piattaforma di messaggistica che garantisce l’anonimato, scambiava materiale pornografico realizzato sfruttando minorenni. Le indagini dei poliziotti del compartimento della polizia postale e delle comunicazioni di Torino portarono all’esecuzione di 12 decreti di perquisizione a carico di altrettanti indagati, di cui 4 non ancora maggiorenni. Le accuse formulate furono di detenzione e diffusione di contenuti pedopornografici.

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