• Lo stupro di gruppo sarebbe avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 febbraio in una casa di Tre Fontane.
  • 4 ragazzi a processo, 3 chiedono il rito abbreviato. Un minorenne, infine, è indagato a piede libero.
  • L’incidente probatorio, tra contraddizioni e punti oscuri

Hanno chiesto il processo con rito abbreviato, davanti al gup di Marsala, tre dei quattro giovani arrestati a fine aprile scorso dai carabinieri di Campobello di Mazara (Trapani) con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. A denunciarli è stata una ragazza di 18 anni, che ha raccontato di essere stata abusata all’interno di una villetta della frazione balneare di Tre Fontane, dove era stata invitata con la scusa di una festa con ragazzi e ragazze, ma quando è arrivata ha trovato soltanto maschi. E dopo un rapporto sessuale consensuale con uno di loro, quest’ultimo ha invitato gli altri a fare sesso con lei. Contro la sua volontà. Ad abusare della giovane sarebbe stato uno dei ragazzi presenti al festino, mentre gli altri avrebbero assistito.

L’incidente probatorio, tra contraddizioni e punti oscuri

Lo scorso 2 luglio, la ragazza è stata ascoltata in “incidente probatorio” davanti al gip di Marsala e ha confermato le accuse, anche se i legali dei quattro accusati hanno evidenziato “contraddizioni” e “punti ancora oscuri” nel suo racconto.

I ragazzi a processo

A chiedere, oggi, il rito abbreviato sono stati i cugini Eros e Francesco Biondo, 23 e 24 anni, di Marsala, entrambi rinchiusi in carcere, nonché Giuseppe Titone, di 20. Quest’ultimo, insieme a Dario Caltagirone, di 21 anni, in aprile è stato posto agli arresti domiciliari.

Titone e Caltagirone sono di Campobello di Mazara. Un minorenne, infine, è indagato a piede libero. Pm titolare del procedimento è Marina Filingeri. I quattro giovani imputati sono accusati “in quanto, a titolo di concorso morale e materiale tra loro, costringevano e inducevano la vittima a subire atti sessuali sia mediante violenza fisica sia abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della persona offesa”.

Lo stupro di gruppo sarebbe avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 febbraio in una casa di Tre Fontane. La vittima aveva compiuto, tra l’altro, 18anni da pochi giorni, quando, con la scusa di una festa, nonostante il coprifuoco imposto dalle norme anti Covid, è stata attirata nella villetta. Erano in cinque i giovani coinvolti, tutti operai e impiegati, sono stati sequestrati i cellulari e i Ris dei carabinieri avevano eseguito già a febbraio i rilievi nella villetta. Oltre ai quattro c’era anche un minorenne.

Il video

La violenza di gruppo

La giovane ha raccontato ai militari che mentre si trovava con un ragazzo al piano di sopra per un rapporto sessuale consenziente, il giovane ha chiamato il cugino e gli altri amici, che erano rimasti al piano di sotto, ed è stata così costretta a subire “ripetuti atti sessuali” nonostante lei urlasse di no. Uno dei quattro non avrebbe avuto rapporti con la studentessa, ma non ha fatto nulla per mettere fine alla violenza. I giovani erano andati a prenderla in auto attorno alle 18.

Arrivati a Tre Fontane, nella casa della festa non c’era in realtà nessuno. Hanno cominciato a bere vodka e birra. Alle 21 e 3 la vittima è stata informata che in realtà le altre ragazze non sarebbero venute. La ragazza ha chiesto allora di essere riaccompagnata a casa.

E’ andata al bagno per sistemarsi, al primo piano. Uscendo, ha incontrato davanti alla porta uno dei ragazzi, che l’ha portata in camera da letto per un rapporto. Poi è iniziato l’orrore.

Il racconto della vittima ai carabinieri

“Il ragazzo ha chiamato gli amici. Lui mi ha bloccato. non riuscivo a divincolarmi dalla presa– ha raccontato ai carabinieri – Ho iniziato a gridare a squarciagola disperatamente perdendo anche la voce. Io gridavo e loro ridevano”. La ragazza, sotto choc, è stata riaccompagnata a casa. Grazie ad un’amica e alla famiglia il giorno dopo ha il coraggio di denunciare. I giovani sono tutti residenti a Campobello di Mazara, nati nei comuni tra Mazara, Marsala e Salemi.

Padre vittima, “bravi ragazzi”, ma poi si ricrede

In questa vicenda si inserisce anche l’episodio del padre della ragazza che dopo che la figlia ha fatto denuncia, si è presentato dai Carabinieri con i giovani accusati, dicendo che erano dei bravi ragazzi e che sua figlia, la vittima, era in realtà ubriaca.

Il papà della ragazza poi ha ribadito il suo sostegno dalla decisione della figlia lanciando anche un appello: “Alle ragazze violentate che non hanno la forza di denunciare dico: bisogna farlo senza se e senza ma, perché va affermata la legalità e la dignità di ogni donna”.

L’uomo aveva detto: “Mia figlia è molto giù psicologicamente certe volte esprime la sua solarità, ma capita pure che la notte si sveglia, urla”.

Poi il dietrofront: “Cosa vorrei dire agli abusato di mia figlia? Con chi è stato protagonista della violenza non voglio neanche confrontarmi. Due dei giovani arrestati frequentavano casa nostra perché amici d’infanzia di mio figlio; mangiavano qui per anni e ora hanno tradito quella fiducia che c’era. Come papà mi sono sentito ingannato. Campobello di Mazara non può meritare persone di questo tipo”.

Il padre della presunta vittima, inizialmente non sarebbe riuscito a rendersi conto di quanto era accaduto. Subito dopo avere appreso la notizia, ancora frastornato, si è presentato ai carabinieri insieme ai giovani che avrebbero violentato la figlia sostenendo che era ubriaca. Ma una volta avere appreso delle violenze, come spiegano gli stessi investigatori, è stato sempre al fianco della figlia e l’ha sostenuta nella sua scelta di denunciare tutto.

 

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