Anche Palermo è tra i comuni capoluogo scelti per la sperimentazione del progetto “Reddito alimentare“, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Finalizzato alla riduzione degli sprechi alimentari e al sostegno di soggetti in condizioni di povertà assoluta, il progetto istituisce un fondo ad hoc indirizzato agli operatori del settore alimentare ed enti del Terzo Settore di quattro comuni capoluogo delle Città metropolitane di Genova, Firenze, Napoli e, appunto, Palermo e prevede lo stanziamento di oltre 2 milioni di euro, in qualità di rimborso, per quelle realtà del settore alimentare, ritenute idonee, che metteranno a disposizione attività di approvvigionamento, trasporto, stoccaggio, confezionamento e consegna a persone che vivono in condizione di grave deprivazione materiale.

Le parole della Pennino

“Una misura che punta davvero a produrre qualcosa di concreto nell’ambito dell’assistenza a quelle fasce sociali davvero svantaggiate, fornendo loro quei beni di prima necessità fondamentali al relativo sostentamento – dichiara l’assessore alle Attività Sociali del Comune di Palermo, Rosi Pennino -. La doppia valenza del taglio agli sprechi e, contemporaneamente, dell’invio degli alimenti verso chi più ne ha bisogno rappresenta un’occasione unica di impiego virtuoso di fondi nel sociale”.

La misura, in particolare, riguarderà scorte alimentari invendute o non somministrate per carenza di domanda, rimanenze di attività promozionali e, ancora, alimenti non idonei alla commercializzazione per alterazioni dell’imballaggio secondario che non inficiano le idonee condizioni di conservazione.

Il reddito di cittadinanza vietato ai ludopatici

Il reddito di cittadinanza (RDC) “risulta strutturato in modo da non poter venire in aiuto alle persone che, in forza delle vincite lorde da gioco conseguite nel periodo precedente alla richiesta, superino le soglie reddituali di accesso, anche se, a causa delle perdite subite, sono rimaste comunque povere”.

Però, non è “irragionevole che il legislatore abbia escluso che sia compito della Repubblica quello di assegnare il RDC a chi, poco prima, si è rovinato con il gioco”.

Ciò perché “non è la povertà da ludopatia, ma è piuttosto la ludopatia stessa a rappresentare uno di quegli ostacoli di fatto che è compito della Repubblica rimuovere”.

Così si legge nella sentenza n.54 del 2024, depositata oggi, con cui la Corte costituzionale ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate in riferimento agli artt. 3, secondo comma, e 25 della Costituzione sulle disposizioni del decreto-legge n. 4 del 2019, come convertito, che sanzionano penalmente l’omessa dichiarazione delle vincite lorde al fine di accedere al RDC o di mantenerlo.

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