Stiamo combattendo una guerra sulle strade della nostra isola. E la stiamo perdendo. I dati storici degli incidenti stradali parlano di oltre 12 mila vittime nel periodo tra gli anni ottanta ed oggi. A questa carneficina, va purtroppo sommato anche il numero dei feriti: siamo oltre il mezzo milione di persone. Soltanto nel 2018, ultimo anno disponibile nell’analisi Istat, si sono verificati in Sicilia 11.019 incidenti stradali che hanno causato la morte di 210 persone ed il ferimento di altre 16.418. E’ una vera e propria emergenza sociale.

Possiamo girare attorno ai numeri finché vogliamo, possiamo accettare le valutazioni di chi sostiene che la situazione sia migliorata (ed è vero, rispetto ai picchi di incidenti mortali dei primi anni dello scorso decennio) ma è del tutto evidente che nessuno può accettare questo costo sociale. A quanti ritengono che l’economia viene prima di tutto, andrebbe ricordato a quanto ammonti il costo di questa inaccettabile “carrera”: siamo poco sopra il miliardo di euro ogni anno. In pratica, dagli anni ottanta ad oggi, abbiamo letteralmente bruciato un tesoro da 40 miliardi per colpa degli incidenti stradali e delle loro conseguenze.

E c’è di più. Se qualche passo in avanti è stato fatto, ciò dipende in gran parte dai programmi dell’Unione Europea e dalle recenti e meno recenti modifiche legislative che hanno introdotto penalità molto elevate per chi scambia la strada per una pista automobilistica o per chi si mette alla guida in condizioni tali da arrecare pericolo per se stesso e per gli altri. Penso, ad esempio, all’introduzione del reato di omicidio automobilistico: norma che prevede delle pene severissime. Ed è giusto così.

Guardando in controluce i dati forniti dall’Istat, si capisce che in Sicilia, ancora una volta, le principali vittime di questa mattanza sono le fasce più deboli: nel 2018, l’incidenza degli utenti vulnerabili per età (bambini, giovani e anziani), deceduti in un incidente stradale, è superiore alla media nazionale (51,4% contro il 45,3% della media nazionale). E dire che grazie alla raccolta dei dati, sappiamo esattamente dove intervenire. E quando dico dove, mi riferisco non soltanto ad una precisa criticità geografica, ma anche alla necessità di incidere su specifici comportamenti.

In Sicilia, gli incidenti mortali hanno anche dei picchi di stagionalità che, guarda caso, coincidono con la stagione estiva. Nella nostra regione il 72% degli incidenti ha luogo tra le 8 e le 20 ma l’indice di mortalità raggiunge i valori più elevati nella fascia oraria tra le 3 e le 4 della notte e le 4 e le 5 del mattino con valori di molto superiori alla media giornaliera. Nel weekend, poi, e precisamente tra il venerdì ed il sabato notte, si concentrano il 42,7% degli incidenti notturni, il 49,1% delle vittime ed il 44,1% dei feriti.

C’è bisogno che vi spieghi cosa significano questi dati? Non penso che serva. Stiamo mettendo a rischio il futuro di una generazione, incapaci di leggere il dramma esistenziale di chi si affaccia alla maggiore età. A questo caleidoscopio va aggiunta una valutazione sulla condizione del nostro sistema di strade e delle autostrade. Sono da terzo mondo, Toninelli dixit.

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