Scritture contabili distrutte o occultate per impedire la ricostruzione dei beni e sottrarli ai creditori in vista del fallimento. Dieci anni dopo la cessazione della società Mavis Surgel Srl di Favara, in 7 finiscono processo. A disporlo è stato il gup del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, che ha accolto la richiesta del pm Paola Vetro nel procedimento a carico di 4 imprenditori che si sono alternati, fra il 2007 e il 2013, nella carica di amministratore unico, 2 soci e il consulente fiscale dell’attività che commercializzava surgelati.

I nomi dei coinvolti

Si tratta di: Ignazio Zarbo, 39 anni; Salvatore Accurso Tagano, 58 anni; Ignazio Mattiolo, 56 anni; Sesto Giovanni Mattiolo, 50 anni; Emanuele Milioto, 58 anni; Giuseppe Deni, 67 anni e Rocco Tandurella, 69 anni. L’accusa è per l’appunto di bancarotta fraudolenta in concorso. Deni, attuale patron della squadra di calcio Akragas, è ritenuto dalla Procura il consulente fiscale.

La distruzione dei libri contabili

Zarbo, Accurso Tagano, Tandurella e Ignazio Mattiolo sarebbero stati amministratori unici della società dichiarata fallita nel 2013. Avrebbero concorso insieme ai soci Sesto Giovanni Mattiolo e Milioto nella distruzione dei libri e delle scritture contabili in modo da creare un danno ai creditori che non avrebbero più potuto aggredire i beni della società.

Ieri operazione nel Catanese

Appena ieri altra operazione in Sicilia, a proposito di bancarotta fraudolenta. I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un decreto con cui il giudice per le indagini preliminari ha disposto misure cautelari reali nei confronti, in particolare, di Vincenzo Carastro e Alessio Carastro, rispettivamente, fratello e figlio di Maurizio Domenico Carastro, già sottoposto a indagine, insieme a Giuseppe Eusebio Carastro, per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Seco9ndo l’accusa vrebbero distratto liquidità e beni aziendali, per oltre 170 mila euro, dalla “Etna Porte Srl”, poi fallita, a favore di una nuova società – la “City Door Srl”, solo formalmente amministrata da un soggetto terzo, Salvatore Giuseppe Asero. Lo scopo era quello di poter proseguire l’attività commerciale senza dover far fronte ai debiti maturati.

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