Agli arresti domiciliari in casa dai suoceri e lontano da Canicattì (Agrigento) con il braccialetto elettronico. E’ questa la decisione del Gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, accogliendo la richiesta di attenuazione della custodia cautelare in carcere per l’uomo accusato di violenza sessuale sulla figlia tredicenne.

L’uomo, che ha sempre respinto tutte le accuse, ha potuto lasciare il carcere grazie alla disponibilità dei genitori della moglie che l’hanno accolto in casa.

Anche la figlia maggiorenne e la coniuge lo hanno difeso ritenendo infondate le accuse della tredicenne che ha riferito ad un’amica gli episodi che sarebbero avvenuti quando era rimasta sola in casa con il padre cinquantenne.

Lo scorso 11 settembre, si è avuta notizia di un caso analogo di violenza sessuale in famiglia.
E’ stato arrestato a Trapani dopo lunghe indagini da parte dei carabinieri un agente di polizia con l’accusa di violenza sessuale, in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal gip.
La violenza sarebbe stata esercitata nei confronti della figlia adottiva.
L’uomo è stato interrogato dal gip di Trapani ma si è avvalso della facoltà di non rispondere e il giudice ha convalidato l’arresto in carcere.
Secondo le indagini della Procura di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituto procuratore Francesca Urbani) l’indagato avrebbe approfittato della figlia – adesso poco più che ventenne – sin da quando era minorenne.
Agli atti del fascicolo vi è anche una serie di messaggi, inviati via chat dall’agente alla figlia, con richieste di foto delle parti intime e con frasi raccapriccianti per convincerla ad interrompere la relazione con un fidanzato.
La ragazza nel tentativo di denunciare le violenze si sarebbe anche rivolta ad un collega del padre, che l’avrebbe invitata a lasciare perdere, tanto da convincersi a denunciare l’uomo ai carabinieri di un comune limitrofo.
Stamane l’ennesima triste storia di violenza intrafamiliare proveniente dall’Agrigentino.

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