Un uomo, 50 anni di Favara (in provincia di Agrigento), è stato salvato appena in tempo dai medici dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento dove era stato trasferito, dopo un incidente sul lavoro, in gravissimo stato di shock emorragico.

L’uomo era caduto su una grande lastra di vetro e un frammento gli si era conficcato alla radice della coscia destra in corrispondenza del gluteo.

Il paziente è stato affidato all’equipe dell’unità operativa complessa di Chirurgia vascolare, coordinata dal direttore del reparto, Leonildo Sichel, e composta da Antonella Di Gregorio e Debora Perricone. Grazie alla collaborazione di Vincenzo Lo Bosco, Carmen Liuzzo e Paolo Sgarito, nella veste di rianimatori, oltreché degli infermieri di sala operatoria Luigi Butticé, Patrizia Mallia e Giuseppe Licalzi, l’equipe è riuscita a riparare le due lesioni vascolari.

Una notizia dunque di buona sanità. Qualche giorno fa, un giovane era stato salvato dopo che aveva perso l’uso delle gambe in seguito a due immersioni. Due immersioni nel mare di Lampedusa (AG) che potevano risultare fatali ad un tunisino salvato dagli operatori della camera iperbarica dell’Asp di Palermo.
Il 24enne nordafricano, che aveva sviluppato una malattia da decompressione, è giunto con paraplegia, una paralisi degli arti inferiori, in piena notte al Poliambulatorio di Contrada Grecale, a Lampedusa. Qui l’uomo è stato immediatamente assistito dagli operatori presenti. Si tratta dei due medici, Sandro Tomasello e Carmela Di Giacinto, l’infermiere Nicola Grillo e due tecnici iperbarici, Fabio De Cenzo e Giovanni De Giorgi. “Abbiamo subito proceduto ad idratazione ed ossigenoterapia normobarica – hanno spiegato gli operatori dell’Asp di Palermo – il giovane, subito dopo, è stato sottoposto a trattamento in camera iperbarica”.
Al termine del trattamento, durato circa 6 ore, il paziente ha recuperato totalmente la funzione degli arti inferiori. Successivamente, fa sapere l’Asp, è stato trasferito, per ulteriori controlli, a Sciacca, dove è presente la sede del centro iperbarico più vicino, perché in tali pazienti si è obbligati a voli a bassa quota, tramite elisoccorso.

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